Carlos José Moreno Barón, di 17 anni, non ha potuto raggiungere la sua meta, che non era la “Defensoría del Pueblo”, dato che non stava partecipando alla marcia di protesta, ma un campo da Calcio a Chuao.
Saranno state circa le 10:15 del mattino quando i progetti per il futuro di Carlos José si sono definitivamente spezzati, nei pressi di Piazza Estrella de San Bernardino. Un gruppo motorizzato legato ai collettivi a sostegno del governo ha aperto il fuoco contro gli oppositori. I medici hanno fatto tutti gli sforzi necessari, ma per Carlos José, colpito da una pallottola alla testa, non c’è stato nulla da fare. Il ragazzo, che aveva frequentato l’Istituto San Francesco di Sales nel quartiere di Sarría, apparteneva anche al Movimento Giovanile Salesiano.
Nella stessa giornata di proteste, a San Cristóbal, Stato di Táchira, un gruppo in motocicletta, presumibilmente legato ai collettivi locali di sostegno al governo, ha sparato contro Paola Ramírez Gómez, di 23 anni, mentre stava tornando da un colloquio di lavoro e passava davanti a Piazza San Carlos. Neanche lei, cioè, non stava partecipando alle proteste.
Anche Paola era un’exallieva salesiana, essendosi formata presso l’Istituto di Táriba. La sua morte è stata istantanea, come testimoniato anche da un video girato dalla telecamera di sicurezza posta su un edificio vicino: la giovane cade abbattuta da uno sparo dei “collettivi”, gruppi armati filo-governativi.
La Procuratrice Generale Luisa Ortega Díaz, ha dato segni d’indipendenza rispetto al governo cui è legata, chiedendo agli organi di sicurezza che garantiscano la libertà d’espressione. “Faccio un appello agli attori politici che convocano le manifestazioni. È un diritto costituzionale convocare manifestazioni pacifiche e queste non dovrebbero mettere in pericolo l’integrità fisica dei manifestanti”, ha affermato.
Fonte: Aleteia.org