Brasile – In processione per ricordare i martiri Rodolfo Lunkenbein e Simão Bororo

11 Aprile 2017

(ANS – São Marcos) – “Un popolo o una chiesa che dimenticano i loro martiri non meritano di sopravvivere” ha scritto mons. Pedro Casaldaliga, vescovo dei poveri. I Bororo – una popolazione che ha conosciuto due martiri, don Rodolfo Lunkenbein, SDB, e il loro fratello indigeno Simão – non vogliono dimenticare; anzi, non li dimenticheranno. Domenica 2 aprile un gran numero di fedeli e amici ha realizzato una processione (romaria) fino al luogo in cui i due martiri versarono il sangue per il loro popolo, venendo uccisi.

Quest’anno la comunità Bororo ha realizzato una processione portando in alto i nomi dei due martiri. Questo gesto d’amore è stato promosso dal vescovo della diocesi di Rondonópolis-Guiratinga, mons. Juventino Kestering, e guidato dalla signora Leonida Akíri Kurireúdo.

Inoltre, per ricordare i due difensori dei diritti degli indigeni, era scritto il motto “Martiri: testimoni e difensori della vita”.

La processione è diventata un evento che ha riunito i fedeli, con circa 10.000 persone partecipanti. Al termine del pomeriggio, lungo il Fiume Rosso, è stata celebrata l’Eucaristia, in segno di lode a Dio per il valore del martirio.

Sulle bandiere portate dai fedeli all’inizio della processione erano impressi i volti dei martiri e il pellegrinaggio ha costituito una manifestazione religiosa di “ricordo, preghiera e impegno”.

Mons. Juventino ha incoraggiato i fedeli a vivere questo incontro come impegno e ha invitato tutti a non dimenticare il processo di beatificazione e martirio di don Lunkenbein e di Simão Bororo. Riflettendo sul Vangelo della risurrezione di Lazzaro, il vescovo ha invitato tutti a gridare: “Alzati e cammina per la vita”, e ha chiesto di accendere le candele e le luci dei telefonini per ricevere Nostra Signora di Aparecida, affinché Lei illumini “l’oscurità del Brasile, dominato dalla corruzione”.

La processione in onore di don Lunkenbein e Simão Bororo ha fatto memoria di due uomini che hanno dato la vita per Dio, per il popolo, per il diritto alla terra, cioè per due “pellegrini, profeti del Regno, pastori sociali, difensori dei poveri” come ha scritto mons. Casaldaliga.

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