Vaticano – Messa Giubilare a San Pietro, Don Attard: “I nostri giovani percepiscono quell’humus che dà senso alla nostra scelta di seguire Gesù?”

11 Aprile 2025

(ANS – Città del Vaticano) – Settimane di confronti, dialoghi e soprattutto discernimento individuale e comunitario per mettersi in ascolto dello Spirito Santo hanno trovato una degna sintesi nella mattinata di venerdì 11 aprile 2025, quando i salesiani partecipanti al Capitolo Generale 29° hanno significativamente suggellato la loro esperienza di “cenacolo” con la Messa all’altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Rettor Maggiore, Don Fabio Attard.

Giunti in pullman dalle diverse case salesiane che li ospitano in questi ultimi giorni romani dell’avventura capitolare, i circa 250 Figli di Don Bosco si sono ritrovati di buon mattino, in una giornata assolata, ma fresca, in piazza San Pietro, e si sono poi preparati, materialmente e spiritualmente, per la solenne concelebrazione.

l momento di preghiera, pellegrinaggio e ringraziamento è iniziato con il tempo di riorganizzare il grande gruppo di Figli di Don Bosco in una compagine ordinata di pellegrini. Le numerose decine e decine di salesiani capitolari hanno camminato in processione, ripetendo il gesto antico e sempre nuovo e vivificante del passaggio attraverso la Porta Santa della Basilica. Attraversando la Porta Santa verso l'altare della Cattedra di San Pietro, si sono immersi sempre più nel clima di grazia che il Giubileo della Speranza – e, salesianamente, anche il CG29 – intendono diffondere, per dare inizio alla Santa Eucaristia.

Un’Eucaristia che – alla vigilia della chiusura ufficiale e definitiva dell’assise capitolare – ha permesso al Rettor Maggiore di richiamare i suoi confratelli al senso profondo della loro fede, punto di partenza perché essi possano autenticamente essere “Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani”.

Rifacendosi alle pagine del Vangelo delle ultime giornate, l’XI Successore di Don Bosco ha osservato: “Il messaggio di Gesù, che non è fatto di parole e idee sulle nuvole, ma di una totale consegna di se stesso, suscita reazioni diverse (…) dal rifiuto totale del suo messaggio fino alla curiosità sana e sanatrice di coloro che sono alla ricerca del senso e della verità”.

Da qui, il Rettor Maggiore ha lanciato le sue salutari provocazioni: “Noi, persone consacrate, crediamo davvero che Gesù è il Figlio di Dio in modo che ci lasciamo disturbare? I nostri giovani, quando si trovano con noi nella quotidianità della vita, nelle nostre case e nei vari processi e proposte pastorali, percepiscono o no quell’humus che dà senso alla nostra scelta, cioè quella di seguire Gesù, Figlio di Dio fatto uomo per noi? In altre parole, il nostro essere Salesiani di Don Bosco con e per i giovani, è capace, ha la forza di seminare domande sanamente curiose sul perché della nostra vita e, di conseguenza, sul perché della loro vita?

Con una fine valutazione sociologica, Don Attard ha infatti rimarcato come nella società globalizzata odierna, “il rifiuto a livello religioso e spirituale il più delle volte non è una scelta consapevole e voluta, ma uno stato di fatto assunto come ‘normale’”. Per questo ai consacrati spetta il compito di saper dare una testimonianza credibile e attraente, in grado di suscitare domande e promuovere vie di senso.

E citando il teologo gesuita Henri de Lubac, ha indicato due possibili esempi di testimonianza sincera, attraente e credibile dei cristiani: quello estremo, non ricercato, ma che ancora si ripete, del martirio, che in diversa misura è sperimentato anche dai salesiani nelle loro realtà più missionarie; e quello della testimonianza silenziosa e umile “che molte volte segna le nostre presenze”. La testimonianza cioè, che, danno quei cristiani “che non si domandano se la loro fede sia ‘adeguata’, né se essa sia ‘efficace’”, ma che “si contentano di viverla, la fede, come la realtà più vera e sempre attuale” e che con la loro vita “impediscono che la terra sia un inferno” e fanno nascere “frutti meravigliosi”.

Mantenendo vivo lo spirito di fraternità che ha caratterizzato le giornate torinesi del CG29, a gruppi più o meno grandi i salesiani hanno poi approfittato del resto della mattinata per continuare ad ammirare le bellezze storico-artistiche e spirituale della Capitale d’Italia, ritrovandosi poi, per la maggior parte, presso il cortile della Sede Centrale Salesiana per un momento di agape e condivisione.

Nel pomeriggio il programma si è completato con un percorso guidato sulle orme Don Bosco a Roma, alla scoperta della presenza carismatica salesiana a Roma.

 

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