L’arrivo dei Salesiani: una nuova alba per l’educazione a Goa
Nel 1946, Goa assistette all’arrivo dei Salesiani di Don Bosco, segnando l’inizio di un nuovo capitolo della sua storia. Don José Luis Carreño e don Aurelio Maschio si rivolsero a Mons. José da Costa Nunes, Arcivescovo Metropolita di Goa e Damão, chiedendo il permesso di avviare una missione salesiana sul territorio. Il Patriarca accolse con entusiasmo la proposta, dichiarando: “Non solo vi do il permesso, ma attendo i Salesiani a braccia aperte”.
Don Vincenzo Scuderi, che aveva trascorso sei anni nei campi di internamento durante la Seconda Guerra Mondiale, fu scelto per guidare questa ambiziosa missione. Il 5 aprile 1946, don Scuderi arrivò a Goa e vi fondò l’oratorio salesiano “Don Bosco”. Con un semplice pallone da calcio e un sorriso cordiale, iniziò a coinvolgere i giovani locali in uno stile che incarnava perfettamente la filosofia educativa di Don Bosco: presenza, amore e gioia.
I primi anni: gettare le fondamenta
Don Scuderi fu presto raggiunto dal coadiutore Cajetan Lobo e dal falegname siciliano Giovanni Bellassai, che contribuì a introdurre corsi di falegnameria per i ragazzi locali. Questo segnò l’inizio dei programmi di formazione professionale dei Salesiani a Goa, combinando istruzione accademica e sviluppo di competenze pratiche. Nell’ottobre 1946, altri sei sacerdoti salesiani giunsero a sostegno della missione, favorendone la rapida espansione.
In pochi mesi, la missione raggiunse traguardi notevoli:
- un oratorio quotidiano che accoglieva 150 ragazzi;
- l’istituzione di una scuola primaria in lingua portoghese;
- strutture residenziali per 15 ragazzi;
- una cappella per soddisfare le esigenze spirituali della comunità.
Con l’arrivo del salesiano coadiutore Francis Medaglia furono introdotti corsi di sartoria, arricchendo ulteriormente il curriculum formativo della loro opera. Nel giugno del 1947, i salesiani aprirono una scuola di inglese con 36 studenti, molti dei quali erano ragazzi che avevano abbandonato gli studi – segno del loro impegno verso i giovani emarginati.
Espansione e crescita: una sede permanente
Nell’agosto del 1948, dopo lunghe trattative e grazie al sostegno economico del governo portoghese e dell’Arcidiocesi di Goa, i Salesiani acquistarono 44.000 metri quadrati di terreno. Questo garantì una sede stabile per la missione, che continuò a espandersi sotto la guida di Direttori abili e sognatori.
Tra gli sviluppi principali di questo periodo vi sono:
- la fondazione di una tipografia, che stampava la rivista mensile “Oratorio Salesiano” e la pubblicazione settimanale in lingua konkani “Aitarachem Vachop”;
- l’introduzione, nel 1950, di una macchina per la produzione di blocchi in cemento, offrendo nuove opportunità formative e fonti di reddito per l’opera;
- la creazione di strutture residenziali per 300 ragazzi, molti dei quali provenienti da contesti svantaggiati.
Adattandosi alla transizione
La missione salesiana dimostrò grande resilienza durante la transizione politica seguita all’annessione di Goa all’India, nel dicembre 1961. Nonostante la chiusura della scuola portoghese, i salesiani proseguirono la loro opera attraverso la scuola in lingua inglese, garantendo un’educazione continua ai giovani.
Le pietre miliari dagli anni ’70 in poi
Gli anni ’70 segnarono importanti sviluppi per la missione salesiana a Goa:
- la costruzione del Santuario di Nostra Signora di Fatima, grazie all’impegno nella raccolta fondi da parte di don Maschio;
- il trasferimento della Scuola Tecnica Don Bosco a Fatorda, in occasione del giubileo d’argento dei Salesiani a Goa;
- l’istituzione di una scuola serale per studenti lavoratori, successivamente ampliata per includere il livello superiore nel 1986.
I progressi amministrativi accompagnarono i successi educativi. La “Goa Salesian Society” venne registrata come ente caritativo nel 1973, e nel 1999 la presenza salesiana a Goa venne riorganizzata come Delegazione di Konkan. Elevata a Visitatoria nel 2003, è stata eretta ufficialmente Ispettoria nel 2007, assumendo San Giuseppe Vaz come patrono e don Loddy Pires come primo Ispettore.
Attualmente, l’Ispettoria si estende su diversi Stati e territori indiani:
– Maharashtra: distretti di Kolhapur, Ratnagiri, Sangli e Sindhudurg;
– Goa: l’intero Stato;
– Karnataka: distretti di Belgaum, Bagalkot, Dharwad, Gadag, Haveri, North Kanara, South Kanara e Udupi.
Le 19 case dell’Ispettoria INP servono sei diocesi: Sindhudurg, Belgaum, Karwar, Udupi, Mangalore e l’Arcidiocesi di Goa-Damão.
I Figli di Don Bosco di INP ad oggi sono 109, di cui 15 lavorano fuori Ispettoria.
Una testimonianza dell’eredità di Don Bosco
Nel corso dei decenni, l’Ispettoria di India-Panjim è rimasta fedele alla visione educativa di Don Bosco, che coniuga crescita intellettuale, valori morali, competenze pratiche e formazione spirituale. Attraverso scuole, istituti tecnici e programmi di impegno sociale, i salesiani hanno costantemente operato per elevare i giovani emarginati e aiutarli a diventare cittadini responsabili e persone coscienziose.
Conclusione: un’eredità di speranza e servizio
Oggi l’Ispettoria di Panjim rappresenta un fulgido esempio di eccellenza educativa e dedizione instancabile allo sviluppo dei giovani. La sua storia è una testimonianza del potere trasformativo della fede, dell’educazione e dell’impegno comunitario. Nel proseguire la loro missione, i salesiani continuano a incarnare i valori di san Giovanni Bosco, ispirando generazioni a vivere con uno scopo, in spirito di servizio e speranza.
Per meglio conoscere la realtà salesiana dell’Ispettoria INP, visitare il canale YouTube di ANS.
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