Tanti sono stati gli argomenti trattati durante la formazione:
– L’attrezzatura per il MoJo, dove è stato spiegato come trasformare uno smartphone in un potente strumento di giornalismo. I partecipanti hanno imparato a conoscere i vari accessori, come hardware, software, kit mobili e impostazioni che migliorano la qualità video e audio dei prodotti.
– Padroneggiare l’arte della ripresa: i corsisti sono stati impegnati in sessioni pratiche, in cui hanno acquisito competenze su tipi e dimensioni di inquadratura, le diverse angolazioni, le inquadrature, le interviste, le riprese verticali e orizzontali, e la capacità di composizione. In tal modo è stata esplorata l’importanza delle storie attraverso le immagini e di come un’inquadratura ben composta possa trasmettere una narrazione in armonia con il pubblico.
– Nessuna grande storia è completa senza un buon suono e una buona illuminazione: la formazione ha illustrato le opportunità della luce naturale, della musica e di come manipolare lo sfondo per ottenere i migliori risultati possibili.
– I partecipanti hanno esplorato il ruolo dei giornalisti mobili nel panorama mediatico odierno, riflettendo su come il MoJo offra un approccio democratico al giornalismo, consentendo a persone di ogni estrazione sociale di condividere le proprie storie su scala locale e globale.
– L’editing e la post-produzione sono elementi importanti, con l’applicazione “Cap Cut” come strumento preferito; essa, infatti, dispone di tecniche come il taglio di clip, l’aggiunta di transizioni e l’ottimizzazione dell’audio che consentendo di trasformare i filmati grezzi in storie accattivanti. Catturare ogni momento, scattando foto e creando filmati coinvolgenti per le piattaforme dei social media è un’abilità da acquisire. La sessione si è concentrata sul potere delle immagini nell’era digitale e su come coinvolgere rapidamente gli spettatori attraverso una narrazione concisa.
– Il laboratorio si è concluso con un approfondimento sulla pubblicazione di contenuti in modo efficace, esplorando le varie piattaforme di condivisione, i gruppi obiettivo, l’essere missionari digitali, l’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione di contenuti e la piattaforma Canva.
In conclusione, il corso di MoJo è stato più di una semplice esperienza di apprendimento. “È stato un viaggio di emancipazione nella conoscenza al servizio pastorale. In questo vasto mondo tecnologico, i Salesiani sono chiamati a servire i giovani, quindi è opportuno che siano dotati di competenze pratiche e di ispirazione creativa per trasformare autenticamente la vita dei giovani, che si sono immersi profondamente nei social media. È il momento di abbracciare quest’epoca, di affrontarla con mente aperta e di non avere paura di evangelizzare i giovani sulle piattaforme digitali” ha affermato uno dei partecipanti, il chierico salesiano, Eric N. Mbogo.
Mentre il mondo digitale continua a evolversi, le tecniche condivise forniranno senza dubbio maggiore efficacia alla missione salesiana locale, e questo laboratorio sarà servito a promuovere una cultura della creatività e dell’innovazione.
Al termine del corso è stato espresso un ringraziamento particolare agli organizzatori del laboratorio: il Settore per la Comunicazione Sociale della Congregazione Salesiana, l’Ispettoria “Sant’Artemide Zatti” della Tanzania (TZA) e i due formatori don Maciej Makula, SDB, e Aleksandra Stankiewicz.
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