RMG – I missionari della 155ª Spedizione Missionaria Salesiana: Marko Dropuljić, dall’Ispettoria della Croazia (CRO) alla Delegazione della Mongolia, Ispettoria della Corea del Sud (KOR)

(ANS – Roma) – Dalla Croazia alla Mongolia: è questo il viaggio missionario di Marko Dropuljić, SDB, appartenente alla 155ª Spedizione Missionaria Salesiana, che in quest’intervista ci racconta cosa lo ha spinto a seguire la propria vocazione e a ricevere il crocifisso missionario lo scorso 29 settembre.

Ciao Marko! Presentati…

Ciao! Mi chiamo Marko e ho 24 anni, vengo dalla Croazia, più precisamente da Zagabria. In famiglia ho solo un fratello gemello di nome Luka. Sin da piccolo, il calcio è stata la mia passione, mi sono allenato per 13 anni. Subito dopo aver finito il liceo classico, compiuti i 19 anni, sono entrato nella comunità salesiana.

Cosa ti ha ispirato a scegliere di diventare missionario?

Per me si tratta più che altro di “chi” mi ha ispirato a fare questa scelta. Al primo posto c’è Gesù stesso che mi ha chiamato e mi aspetta in terra di missione in mezzo ai poveri ed agli emarginati. Dopo ci sono alcuni missionari, tra i tanti nomi ne metto a fuoco tre: Callisto Caravario, Vincenzo Cimatti e suor Clare Crockett. Il loro esempio di vita e i testi che ho letto su di loro hanno aumentato quel fuoco missionario nel mio cuore che Gesù già aveva messo in me.

Sei felice del luogo in cui stai andando? Hai paure o preoccupazioni riguardo al nuovo luogo, alla cultura e alla gente?

Sono molto felice di andare in Mongolia. Da quando ho iniziato a discernere la vocazione missionaria volevo andare in Asia, quindi sono contento. Alcune paure ci sono, certo, legate particolarmente alle relazioni: come entrare in una relazione e come mantenerla.

Come hanno reagito i membri della tua famiglia, gli amici e i confratelli quando hai parlato loro della tua vocazione missionaria?

All’inizio non erano molto contenti, perché è abbastanza difficile capire con la sola ragione umana perché uno voglia fare questa scelta di vita: lasciare il proprio Paese, gli amici, la famiglia, la cultura… Ma con la preghiera e la pazienza la situazione sta migliorando e ora sono molto più tranquilli.

Quali sono i tuoi piani e sogni per la tua vita missionaria?

Il mio primo sogno è di imparare bene la lingua e di acculturarmi bene nel nuovo contesto. Poi, intendo mettermi a servizio dei ragazzi poveri di strada che non hanno la famiglia o un amico del cuore che possa mostrare loro quanto sono amati e quante cose belle portano nei loro cuori.

Hai in mente qualche modello di grande missionario di cui vorresti seguire lo stile di vita?

A parte quei tre nomi già detti sopra, in particolare mi piace lo stile di don Luigi Bolla, perché senza paura e con coraggio seppe entrare in nuova cultura, diventando a pieno titolo un nuovo membro del popolo che ha servito.

Qual è il tuo messaggio per i giovani riguardo alla scelta e alla vocazione missionaria?

Il mio messaggio per i giovani è “affidatevi alle mani di Gesù”. Spesso leghiamo la vita cristiana in generale, ma specialmente la vocazione, alla sofferenza, alla malinconia, alla tristezza. No! Gesù ci vuole felici, vi vuole felici. Anzi, senza Gesù, non esiste proprio la felicità.

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