RMG – I missionari della 155ª Spedizione Missionaria Salesiana: don Ephrem Kisenga Mwangwa, dall’Ispettoria Africa Centrale (AFC) a Taiwan (Ispettoria CIN)

(ANS – Roma) – Don Ephrem Kisenga Mwangwa, dalla Repubblica Democratica del Congo, Ispettoria dell’Africa Centrale (AFC), è uno dei 27 salesiani membri della 155ª Spedizione Missionaria Salesiana che domenica 29 settembre riceveranno il crocifisso missionario nella Basilica di Maria Ausiliatrice. “È stata la Congregazione stessa a ispirarmi nella mia scelta missionaria” afferma. Il salesiano già da alcuni anni è attivo a Taiwan.

Ciao Ephrem! Presentati…

Mi chiamo Ephrem Kisenga Mwangwa SDB, vengo dalla Repubblica Democratica del Congo, dall’Ispettoria “Maria Santissima Assunta” (AFC) e sono sacerdote da otto anni.

Cosa ti ha ispirato a scegliere di diventare missionario?

Ciò che mi ha spinto a diventare missionario è la Congregazione stessa, offrendomi un’esperienza missionaria per due volte in otto anni; poi mi sono innamorato della missione: è come se avessi sentito in un certo modo una chiamata da parte di Dio, perché i Superiori hanno scelto solo me, pur avendo a disposizione molte persone da scegliere. Ho pensato che non fosse un caso, poteva essere la chiamata del Signore, poteva essere il mio destino.

Sei felice del luogo a cui sei stato destinato? Hai ancora paure o preoccupazioni?

Sì, sono felice della nomina fatta dai superiori, la mia unica paura non è legata alla missione a cui sono destinato, ma riguarda tutta la mia vita. La mia paura è quella di non essere all’altezza dei miei confratelli e della gente, soprattutto dei giovani. E la mia paura ultima è quella di perdere la fede se vengo messo alla prova al di là delle mie forze, del mio sforzo, anche se spero che questo non accada.

Come hanno reagito i membri della tua famiglia, gli amici e i confratelli quando hai parlato loro della tua vocazione missionaria?

Ci sono state diverse reazioni: la prima è stata lo stupore di alcuni confratelli che non sapevano del mio progetto di diventare missionario ad vitam. Mia madre e mio padre hanno solo detto che la cosa più importante è la salute, dopotutto sono già abituati alla mia assenza da casa da tre decenni, perché ho lasciato la mia casa quando avevo 14 anni.

Quali sono i tuoi piani e sogni per la tua vita missionaria?

Il mio progetto e i miei sogni riguardo alla mia vita missionaria sono di essere maggiormente utile alle persone a cui sarò inviato concretamente, entrando nella logica dell’Ispettoria e della comunità in cui sarò inserito.

Hai in mente qualche modello di grande missionario di cui vorresti seguire lo stile di vita?

Ci sono alcuni missionari che mi hanno ispirato molto, soprattutto i missionari umili come don Lanfranco Fedrigotti, don Johannes Kiesling, don Mario Valente, don Odon d’Hose, don Alphonse Shifwe, don Joseph Tata Kaswakala... sono tanti. L’umiltà è una virtù che mi piace nella persona del missionario.

Qual è il tuo messaggio per i giovani riguardo alla scelta e alla vocazione missionaria?

Cari giovani, c’è una cosa molto importante nella vita che è quella di dare, e quando diamo, diamo il meglio. Non c’è nessuno che possa dire “non ho niente da dare”, tutti abbiamo qualcosa da dare e dovremmo seguire l’esempio di Gesù che ha dato tutto a noi, compresa la sua preziosa Madre e suo Padre per donarsi a noi.

InfoANS

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