I dati diffusi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite riportano che il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza fisica o sessuale. Non solo, i due terzi delle vittime degli omicidi in ambito familiare vedono vittime le donne, mentre sono solo 119 i paesi che hanno approvato leggi sulla violenza domestica e 125 sulle molestie a sfondo sessuale. Il problema della violenza sulle donne è dunque un fenomeno globale, che miete vittime e genera pesanti problemi sociali in tutto il mondo.
Ma oltre ai dati sulla vastità e la gravità del fenomeno, sono significativi anche quelli relativi alla percezione del problema. Sempre l’ONU informa che quasi metà delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ritiene che, almeno in certi casi, i mariti abbiano il diritto di picchiare le mogli. Se ne dichiarano convinte l’84% delle intervistate in Afghanistan, il 79% nella Repubblica Centrafricana, l’89% in Guinea Conakry, l’83% in Mali, l’81% a Timor Est: tutti paesi in cui sopravvivono culture patriarcali, in cui maschi e femmine sono educati a ritenere le donne inferiori, assoggettate agli uomini che le posseggono.
Eppure la situazione non è rosea nemmeno laddove i concetti di parità tra uomini e donne sono diffusi da decenni. Basti pensare che secondo una ricerca realizzata in Italia da WeWorld Onlus insieme a Ipsos, con il Patrocinio della Camera e del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, praticamente 1 giovane su 3 tra i 18 e i 29 anni ritiene che la violenza domestica sia un fatto privato, mentre 1 su 4 considera i gesti isolati di violenza come raptus momentanei giustificati dal “troppo amore”.
Tutto questo per una Congregazione come quella Salesiana significa un’unica cosa: che è necessario ancora di più lavorare nell’educazione integrale dei ragazzi e delle ragazze, perché i primi imparino davvero il significato della parola “amore” e perché le seconde siano consapevoli del loro valore e dei loro diritti.