RMG – Don Bosco e la festa del Sacro Cuore di Gesù

07 Giugno 2024

(ANS – Roma) – Don Bosco aveva una grande devozione per il Sacro Cuore e la raccomandava anche ai suoi ragazzi. Questa devozione si manifestò in molte forme e tante espressioni durante la sua vita: scritti, preghiere, buoni consigli e raccomandazioni e anche chiese. E la sua devozione era così coinvolgente che è diventata parte del Carisma Salesiano stesso, venendo diffusa dai suoi Successori e Figli spirituali fino a tutt’oggi.

Parlando del Sacro Cuore una volta Don Bosco ebbe a dire: “Qui si acquista il vero calore, voglio dire l’amor di Dio, e non solo per sé, ma per portarlo altrove e farne partecipi le anime”. Tale devozione si esplicita nella sua insistenza sulle frequenti Confessione e Comunione e sulla partecipazione alla Messa quotidiana, colonne che devono reggere l’edificio educativo e animare nella pratica del sistema preventivo.

Tra i libretti e gli opuscoli da lui stampati vi furono anche I nove uffici e La guardia d’onore e incaricò don Bonetti di scrivere Un mese in onore del Sacro Cuore. L’osservanza del primo venerdì del mese in onore del Sacro Cuore venne prescritta nel “Regolamento dell’Oratorio”; e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù era un’altra pratica che egli propose attraverso il testo de Il Giovane Provveduto.

Tale libro fu il più grande successo editoriale di Don Bosco: esso apparve nel 1847 e all’anno della sua morte, nel 1888, era giunto alla 119ª edizione. L’intenzione dell’autore, dichiarata fin dalla prefazione, era insegnare “un metodo di vita cristiana che sia allegro e lieto al tempo stesso”, “breve e facile, ma sufficiente” perché i giovani possano diventare “la consolazione dei loro genitori, un onore per la loro città, buoni cittadini sulla terra per essere poi i fortunati abitanti del cielo”. Nella prima edizione de Il giovane provveduto troviamo il contenuto e il modello di vita cristiana che egli offriva ai ragazzi, i suoi inconfondibili “orizzonti di spiritualità giovanile”.

In questa cornice pedagogica Don Bosco inserisce la Coroncina al Sacro Cuore di Gesù: “Intendete di recitare questa corona al Divin Cuore di Gesù per risarcirlo degli oltraggi che riceve nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagl’infedeli e da’ cattivi cristiani. Si dica adunque o da solo o con altre persone raccolte, se si può, dinanzi all’immagine del Divin Cuore o davanti al Santissimo Sacramento”.

Don Bosco voleva così esprimere anche la parte concreta ed efficace di questa devozione nel suo lavoro per i giovani a rischio attraverso l’opera buona di allontanare i giovani dal peccato e di indirizzarli verso il bene.

Ancora, verso la fine della sua vita accettò la richiesta di Papa Leone XIII di completare la Basilica del Sacro Cuore a Roma. La chiesa, avviata nel 1870 da Papa Pio IX, fu ripresa e completata grazie alla tenacia di Don Bosco, in pochi anni (1880-1887). Una impresa che gli costò non pochi sacrifici.

Il I Successore di Don Bosco, il Beato Don Michele Rua, consacrò la Congregazione Salesiana al Sacro Cuore il 31 dicembre 1899 e, in quell’occasione, fece giungere a tutte le case una “istruzione” su questa devozione. Mise in rilievo la sua importanza specialmente per le case di formazione, e chiese che i noviziati fossero dedicati a Lui. Alcuni giorni prima di morire Don Rua chiese a don Francesco Cerruti che fosse composta una preghiera al Sacro Cuore per le vocazioni. Gli fu presentata la seguente preghiera che egli approvò, recitò e chiese che una copia fosse posta sotto il suo cuscino: “O Cuore Sacratissimo di Gesù, affinché tu mandi buoni e degni operai alla Pia Società Salesiana e li mantenga fedeli in essa, Ti preghiamo, ascoltaci!”.

Da parte sua l'anno scorso il X Successore di Don Bosco, Don Ángel Fernández Artime, oggi Cardinale, scrisse in merito al Sacro Cuore e alla sua festa: “La festa del Sacro Cuore di Gesù vuole incoraggiarci ad avere un cuore vulnerabile. Soltanto un cuore che può essere ferito è in grado di amare. Così, in questa festa, contempliamo il cuore aperto di Gesù per aprire anche i nostri cuori all’amore. Il cuore è il simbolo ancestrale dell’amore e molti artisti hanno dipinto la ferita al cuore di Gesù con l’oro. Dal cuore aperto si irraggia verso di noi il fulgore dorato dell’amore, e la doratura ci mostra inoltre che le nostre fatiche e le nostre ferite possono tramutarsi in qualcosa di prezioso. 
Ogni tempio e ogni devozione al Sacro Cuore di Gesù parla dell’Amore di quel cuore divino, il cuore del Figlio di Dio, per ciascuno dei suoi figli e figlie di questa umanità. E parla di dolore, parla di un amore di Dio che non sempre viene ricambiato. Oggi aggiungo un altro aspetto. Penso che parli anche del dolore di questo Gesù Signore di fronte alla sofferenza di molte persone, allo scarto di altre, all’immigrazione di altre persone senza un orizzonte, alla solitudine, alla violenza che molte persone subiscono.
Penso che si possa dire che parla di tutto questo, e allo stesso tempo benedice, senza dubbio, tutto ciò che viene fatto a favore degli ultimi, cioè la stessa cosa che faceva Gesù quando percorreva le strade della Giudea e della Galilea”.

Infine, non va dimenticato quanto recita ancora oggi l’articolo 11 delle Costituzioni Salesiane: “Lo spirito salesiano trova il suo modello e la sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo del Padre. Nella lettura del Vangelo siamo più sensibili a certi lineamenti della figura del Signore: la gratitudine al Padre per il dono della vocazione divina a tutti gli uomini; la predilezione per i piccoli e i poveri; la sollecitudine nel predicare, guarire, salvare sotto l’urgenza del Regno che viene; l’atteggiamento del Buon Pastore che conquista con la mitezza e il dono di sé; il desiderio di radunare i discepoli nell’unità della comunione fraterna”.

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