Il Pontefice, che più volte ha promosso veglie e digiuni per la pace in Siria, torna a invocare Dio perché conceda pace alle popolazioni di Siria e Iraq oggi stesso, 30 novembre, durante l’incontro a Tbilisi, Georgia, con il Catholicos e Patriarca Ilia II.
Ieri, invece, presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, era stato il Nunzio Zenari a richiamare la speranza provata dai Siriani a motivo delle tregue interrotte, le difficoltà nell’organizzare gli aiuti umanitari e il dramma che costituisce per la Chiesa locale “l’esodo e l’emorragia di cristiani (…) Una chiesa intesa come edificio si può ricostruire ma la chiesa come comunità viene irrimediabilmente distrutta: una volta partiti, i cristiani verranno accolti da altre Chiese, ma per le chiese apostoliche di origine, questi cristiani sono perduti”.
“Quando gli elefanti combattono è l’erba a rimanere schiacciata” è l’amaro commento di don Pierre Jabloyan, Salesiano di Aleppo. Lui che nella città simbolo della guerra è nato ed ora guida le attività dell’oratorio non si rassegna a vedere il proprio paese devastato, con la compiacenza dei troppi interessi stranieri. Insieme ai suoi confratelli e alle decine di animatori tiene vive le attività dell’opera, che offre un motivo di gioia alle giornate di tanti ragazzi, ma che vive ogni giornata dall’incertezza e dalla paura.
Per favorire all’esterno la conoscenza reale di cosa stia vivendo la Siria e per raccogliere aiuti per la popolazione, domani, 1° ottobre, don Simon Zakerian, dell’opera salesiana a Damasco, offrirà la sua testimonianza alla popolazione di Salerno.