«Anche oggi – sottolinea Don Á.F. Artime – Don Bosco apre tutte le porte del mondo, continua a toccare il cuore dei ragazzi e cambia la vita» di tanti di loro. «In Sierra Leone, nella capitale Freetown, mi sono commosso profondamente, quando ho ascoltato come una signora che era in quel momento Ministro dell’Educazione, e che da giovane fu accolta da noi, parlava alle ragazze».
«Nelle Filippine mi trovavo con una ottantina di ragazzi della strada accolti da noi, quando ha cominciato a parlare un uomo di 38 anni. Diceva: “Sono il capitano di una crociera” e continuava a parlare. Io ho pensato: “Questo signore ha sbagliato posto, racconta i fatti della sua vita a questi poveri ragazzi che dormono per strada”. Ma ad un certo punto ha detto: ‘Ragazzi, io qualche anno fa ero lì come voi. Un salesiano mi ha raccolto dalla strada e mi ha accolto, poi sono fuggito, sono tornato, e sono fuggito ancora. Ma mi sono detto: “posso dormire, posso mangiare, ho amici, allora rimango qui. E la mia vita è cambiata. Potevo studiare, avevo delle capacità e mi hanno aiutato ad ottenere una borsa di studio. Oggi sono capitano di una grande nave da crociera”. Questi sono alcuni dei miracoli che io ho trovato», ha raccontato il Rettor Maggiore, in occasione della presentazione del libro “Il carisma della presenza e della speranza. Un anno viaggiando con Don Ángel Fernández Artime”, del suo segretario e portavoce, don Giuseppe Costa, già Direttore della Libreria Editrice Vaticana (LEV), che si è tenuta nei giorni scorsi in Vaticano, presso il Pontificio Collegio Teutonico di Santa Maria in Camposanto.
Il volume raccoglie «la serie di viaggi che il Rettor Maggiore ha svolto nel 2022 e agli inizi del 2023, un anno che ha segnato la ripresa civile e sociale e dei rapporti tra i popoli dopo la pandemia », rammenta don Costa, sottolineando che anche durante la pandemia Don Ángel non si è fermato a Torino o a Roma, ma «facendo i dovuti controlli sanitari ha viaggiato, compiendo viaggi in diverse parti del mondo, dall’Occidente all’Oriente, addirittura in zone tra loro quasi contrapposte ».
«Attraverso l’agenzia di notizie salesiana e attraverso la cronaca dello stesso Rettor Maggiore, ho raccolto questi viaggi e ne è venuta fuori tutta una presenza salesiana soprattutto nel mondo educativo, a conferma che i salesiani credono ancora nel valore che è insito in ogni giovane, in ogni ragazzo. Don Bosco diceva che in ogni giovane c’è un segno di bontà e di bene, e bisogna partire da lì per costruire l’educazione e il riscatto. Queste opere che ha visitato don Ángel hanno questa caratteristica soprattutto nell’incontro con il mondo giovanile, e sono opere di formazione professionale, spirituale, ma anche opere di aggregazione pura e semplice. Il libro si apre con il viaggio in Spagna dove ha potuto vedere le moltissime realtà educative, soprattutto quelle di avviamento al lavoro per i giovani operai, e poi si chiude con la visita al carcere minorile di Torino Ferrante Aporti», spiega il portavoce.
«Questo per dire come la presenza salesiana è variegata, ma è unita da questa convinzione: l’educazione resta una grande carta che possiamo giocare per rifare il mondo giovanile, per ricostruire la nostra società», rimarca.
Il volume racconta quindi la presenza nel mondo dei salesiani che, a partire dal loro carisma, porta speranza, «come ha anche messo in evidenza il sociologo Franco Garelli, che conosce il mondo salesiano, e che ha letto i discorsi del Rettor Maggiore, sottolineando questi aspetti legati alla missione giovanile e legati anche al Sistema Preventivo e alla scelta educativa», conclude don Costa.
Fonte: L’Osservatore Romano
