Di San Francesco di Sales, nato nel castello di Sales, in Savoia, il 21 agosto 1567, e morto a Lione il 28 dicembre 1622, il Papa sottolinea la vocazione di chiedersi “in ogni circostanza della vita dove si trova il maggior amore”. Non a caso san Giovanni Paolo II lo ha chiamato “Dottore dell’amore divino”, ricorda Papa Francesco, non solo per averne scritto “un poderoso Trattato, ma soprattutto perché ne è stato testimone”.
Nella Lettera, il Pontefice scrive di essersi interrogato sull’eredità di San Francesco di Sales per la nostra epoca e di aver trovato illuminanti “la sua duttilità e la sua capacità di visione”. “Un po’ per dono di Dio, un po’ per indole personale, e anche per la sua tenace coltivazione del vissuto, egli aveva avuto la nitida percezione del cambiamento dei tempi. Lui stesso non avrebbe mai immaginato di riconoscervi una tale opportunità per l’annuncio del Vangelo”, prosegue.
La Parola che aveva amato fin dalla sua giovinezza era capace di farsi largo, aprendo nuovi e imprevedibili orizzonti, in un mondo in rapida transizione. Questo, per il Papa, “è quanto ci attende come compito essenziale: una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità ma capace di abitare il mondo, di condividere la vita della gente, di camminare insieme, di ascoltare e accogliere”, avendo una speciale attenzione non tanto “per noi stessi, per le strutture, per l’immagine sociale” quanto piuttosto nel saper individuare “quali sono i bisogni concreti e le attese spirituali del nostro popolo”.
Ma è solo “nel cuore e attraverso il cuore – continua Papa Francesco – che l’uomo riconosce Dio e, insieme, sé stesso, la propria origine e profondità, il proprio compimento, nella chiamata all’amore”, perché la fede non è “un abbandono passivo a una dottrina senza carne e senza storia” ma “un atteggiamento del cuore”.
Infine, nella seconda parte della Lettera apostolica, il Pontefice guarda all’eredità di San Francesco di Sales per la nostra epoca attraverso “alcune sue scelte cruciali, per abitare il cambiamento con saggezza evangelica”.
Sulla Lettera apostolica “Totum amoris est” è intervenuto, ieri, anche don Michele Molinar, Vicario Ispettoriale dei Salesiani del Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), nell’ambito del programma “Sacre Questioni”, intervistato da Filippo Peschiera.
“La carità, come la intende San Francesco di Sales, è l’amore con i tratti di Dio – afferma don Molinar nell’intervista, qui disponibile – E poi a Dio noi rispondiamo con la devozione, che […] come la intende San Francesco di Sales è la ‘punta’ della carità”.
Il testo integrale della Lettera è disponibile su vatican.va
Fonte: Vatican News