Quest’anno il Don Bosco Tech Africa ha partecipato a tavole rotonde di esperti in diversi forum e convegni: con la Cooperazione Italiana allo Sviluppo, il Centro internazionale dell'UNESCO per l’Istruzione e la Formazione Tecnica e Professionale (UNESCO-UNEVOC), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
In quest’ultimo occasione, dunque, il tema è stato il ruolo della FP nel contrasto al lavoro forzato. Un argomento su cui don TJ è stato in grado di mettere in evidenza il contributo dei salesiani, in virtù della loro rete di Centri Formazione Professionale, in tutto il mondo e a livello del continente africano.
Il religioso ha parlato del contributo specifico dell’offerta di FP salesiana per la prevenzione del lavoro forzato, concentrandosi sull’aspetto della preparazione dei giovani non solo ad un impiego dignitoso, ma anche alla “qualità della vita”. Ciò avviene attraverso vari strumenti, da lui debitamente illustrati:
– La formazione olistica del giovane, incentrata non solo sulle competenze professionali, ma anche sulle competenze di vita, sulle competenze trasversali e sulle competenze imprenditoriali – in breve, una formazione del giovane alla vita e non solo per un lavoro.
– Il ruolo specifico degli Uffici dei Servizi per l’Impiego, una struttura, accompagnata dagli stessi salesiani, che segue gli allievi dei CFP dal momento in cui entrano nel centro di formazione, aiutandoli a preparare e seguire il loro Piano di Vita Professionale e Personale; che mantiene una costante interazione con le imprese locali; che assiste i giovani durante la fase dei tirocini e dell’inserimento lavorativo; e, infine, che continuare a monitorare l’interazione con l’ormai exallievo anche quando questi è divenuto un lavoratore, dipendente o autonomo.
– L’attuazione prevista del “Riconoscimento dell’Apprendimento precedente” (RPL), che permette di preservare l’insieme di competenze professionali, comunque acquisite, in possesso dell’allievo.
– L’impegno diretto e specifico a raggiungere i gruppi emarginati, come gli ex bambini-soldato, i minori in condizione di strada, le famiglie svantaggiate, i detenuti, i rifugiati…
L’esperienza salesiana in questo settore è stata così condivisa con esperti dell’ILO e dell'Unione Africana, persone di varie agenzie governative, imprenditori e lavoratori.