Sul finire del 1992 il Mozambico è un Paese devastato dalla guerra civile. Gli accordi di pace siglati a Roma mettono fine a 17 anni di scontri, ma trovano comunque davanti a sé un panorama fatto di centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati e rifugiati, tra cui moltissimi giovani che, cresciuti interamente nel periodo bellico, non hanno alcuna competenza scolastica o professionale.
I salesiani, che erano tornati in Mozambico nel 1952 (dopo una precedente parentesi negli anni 1907-1913), e che erano sempre stati al fianco della popolazione più bisognosa, si domandarono allora: “Che possiamo fare per questi giovani?”.
Provvidenziale fu, all’epoca, la presenza nel Paese di numerosi missionari salesiani spagnoli e portoghesi, tra cui quella di don Valentín de Pablo, futuro Consigliere Regionale per l’Africa-Madagascar, i quali coinvolsero i salesiani di Pamplona in un progetto che continua ancora oggi.
Infatti, nel 1994, vennero coinvolti due salesiani di Pamplona, che raggiunsero il Mozambico e avviarono una dinamica di confronto con le autorità statali, locali e vari organismi internazionali – Ministeri, UNICEF, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Ambasciate spagnola e italiana, Croce Rossa, Chiesa locale. Da quell’interazione si comprese che la carta fondamentale da giocare per rieducare una generazione di giovani abituata solo alla violenza poteva essere un’opzione tipicamente salesiana: la Formazione Professionale (FP).
Dopo che quest’idea venne condivisa con la Comunità Educativa di Pamplona, durante le vacanze dell’anno scolastico 1995, ben 12 dei suoi membri – salesiani e laici, insegnanti, monitori, tecnici di diversi ambiti professionali... – decisero di compiere un grande salto di 12.000 km e di iniziare una missione appassionante: avviare la FP in un Paese che in precedenza, ritenendola un retaggio coloniale, l’aveva completamente azzerata, e che adesso si trovava allo stremo in termini di possibilità e strutture (acqua, elettricità, comunicazioni, sistemi sanitari, risorse materiali, tecnologia di base, scuole…), ma che era ricchissimo della più grande risorsa, cioè bambini e giovani, molti dei quali orfani di guerra, e peraltro già ben disposti al perdono, la riconciliazione e a costruire una vera pace basata sulla fratellanza.
Era, quella, la nascita del “Volontariato Tecnico”, sviluppato durante le vacanze estive e incentrato sulla realizzazione e lo sviluppo della Formazione Professionale a vantaggio dei giovani del Paese.
In quel panorama sociale la proposta salesiana era completamente nuova e ancora di più lo divenne con la creazione di cinque Centri di Formazione Professionale di diversi livelli e settori, che previdero sempre il protagonismo delle realtà locali.
E poiché l’eco di tali e tante attività non poteva non arrivare alle orecchie delle autorità, furono proprio queste, successivamente, a riconoscere ai salesiani il ruolo di “Soci Educativi” del Governo, a coinvolgerli nell’elaborazione di piani e programmi di questo settore, e a chiedere loro non solo di offrire FP, ma anche di curare la formazione tecnica e pedagogica dei docenti di FP.
Così i salesiani della Visitatoria del Mozambico, con il sostegno della Cooperazione spagnola e sotto la responsabilità tecnica della ONG “Jóvenes y Desarrollo” – oggi confluita dentro “Misiones Salesianas” - iniziarono le attività di formazione “a distanza”. E poi, nel 2008, l’“Instituto Superior Dom Bosco” di Maputo iniziò la formazione in presenza come centro universitario dedicato alla preparazione dei docenti di FP in quattro aree specifiche determinate dal governo secondo le necessità del Paese – elettromeccanica, commercio, turismo e reti informatiche – che oggi coinvolgono ogni anno oltre 600 allievi.
E nel frattempo, il Volontariato Tecnico continua, anno dopo anno.
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