Perù – Un futuro per i "pirañitas"

26 Agosto 2020

(ANS – Lima) – Il Perù è un Paese che rappresenta una sfida per i Salesiani. Lungo il Pacifico c’è la costa caratterizzata da un deserto continuo in cui le montagne che digradano verso il mare sono brulle e spoglie. Lima si trova proprio in questo deserto ed è, dopo il Cairo d’Egitto, la seconda città più grande al mondo costruita sul deserto. C’è poi la Sierra che comprende tutto il territorio delle Ande con cime altissime e popolata dai Quechua, i discendenti del popolo Inca. La parte orientale del Paese invece digrada nella conca amazzonica con clima tropicale e tribù indigene che si possono raggiungere solo via fiume, non ci sono strade.

I Figli di Don Bosco in Perù sono presenti nelle regioni della costa, sulle Ande e anche nella giungla amazzonica e in tutti questi contesti la grande sfida è sempre rappresentata dalle situazioni di maggiore vulnerabilità.

I primi salesiani arrivarono in Perù nel 1891. Era la prima spedizione missionaria che fece don Rua. Attualmente le opere salesiane in Perù sono 16, distribuite in tutte le regioni del Paese. Ci sono grandi scuole frequentate quotidianamente da migliaia di allievi, che vanno da quella dell’infanzia alle superiori, e tante parrocchie, sia nelle città, sia nella foresta amazzonica con decine e decine di cappelle sparse in villaggi così remoti che il missionario riesce a visitare una sola volta all’anno.

Una bella iniziativa che i salesiani del Perù hanno avviato da alcuni anni è quella delle “Casa Don Bosco”. Si tratta di convitti affiancati alla scuola o alla parrocchia salesiana, in cui vengono accolti i ragazzi più poveri e chi viene dai villaggi più lontani. Spesso sono ragazzi con problemi familiari, con i genitori ammalati e impossibilitati a lavorare per il sostentamento. A volte sono figli di ragazze madri che, per sposarsi, lasciano il figlio dai salesiani ed iniziano una nuova vita.

Il progetto di Missioni Don Bosco

Nata nel 1993 per aiutare i "pirañitas", i bambini di strada che affollano le strade della capitale peruviana, la Comunidad de Acogida Don Bosco lavora a stretto contatto con servizi sociali e istituzioni, offrendo ai minori non solo una casa in cui vivere, con pasti in tavola ad orari regolari e cure mediche garantite, ma anche un servizio di supporto psicologico e spirituale, nonché un percorso di riavvicinamento alle famiglie. Ricerca, Accoglienza, Socializzazione, Professionalizzazione, Inserimento professionale: sono queste le tappe messe a punto negli anni dai salesiani della comunità Don Bosco di Breña, Lima, per garantire il diritto al futuro dei minori più svantaggiati, in particolare ai pirañitas che vivono in strada. Dopo un primo contatto e l’invito a partecipare al programma, i ragazzi vengono ospitati nel centro di accoglienza, dove, in un’atmosfera familiare, ritrovano la fiducia necessaria a intraprendere un percorso formativo che permetterà loro di trovare un’occupazione.

Attualmente sono 68, dai 12 ai 25 anni, e ricevono una protezione integrale, che passa anche attraverso il rispetto delle norme di prevenzione del coronavirus, che in Perù sta vivendo una fase di grande aggressività, complicando una situazione socio-economica già compromessa.

InfoANS

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