La casa d’accoglienza “Don Bosco”, situato nel quartiere di Magdalena del Mar, accoglie 50 giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, migranti di nazionalità venezuelana. L’esperienza pastorale è affidata a don José Valdivia, SDB, che unisce il suo lavoro di Economo ispettoriale con la direzione della casa e che ha dovuto affrontare la situazione di quarantena in modo creativo e dinamico.
Molti dei suoi giovani sono arrivati in Perù con l’obiettivo di lavorare e di inviare denaro alle loro famiglie, ma la pandemia li preoccupa di più ora, perché temono di “non poter mandare più denaro” in Venezuela.
“I giovani sono seguiti e, nonostante la preoccupazione, rispettano la regola di restare a casa, anche se alcuni sono un po’ depressi’, descrive Naudy, uno degli educatori. Don Valdivia, dopo aver svolto i suoi doveri di Economo, raggiunge Magdalena del Mar per stare con i giovani, parlare con loro, ascoltarli e pregare insieme.
Affinché gli oltre cento giovani possano vivere un “confinamento” sereno e gioioso, hanno organizzato il campionato di calcio-balilla denominato “Don Bosco batte il Coronavirus”.
Gli stessi giovani hanno anche preparato le “borse della salvezza” e le hanno offerte alle famiglie di migranti venezuelani che non hanno nulla.
“Sappiamo e ci rendiamo conto di quanto Dio sia buono con noi – dice Javier –. Abbiamo un posto dove dormire e qualcosa da mangiare, il minimo che possiamo fare è condividerlo con chi ne ha bisogno”.
“Una sera abbiamo riflettuto sul passo del Deuteronomio 10, 17-18. Abbiamo trascorso quasi tre ore a parlare di ciò che Mosè diceva al popolo d’Israele, che Dio è grande, potente e temibile e mostra il suo amore allo straniero donandogli pane e vestiti – aggiunge don Valdivia –. Quella notte abbiamo passato la notte a preparare sacchi di cibo per i poveri, che abbiamo distribuito il giorno seguente”.