La famiglia Fernández è stata circa 30 giorni in Ecuador, facendo volontariato itinerante in diversi luoghi. Hanno messo i loro doni al servizio degli altri: tenendo degli incontri sulla tratta di esseri umani, ad esempio, o aiutando nella preparazione di razioni alimentari per persone con scarse risorse economiche.
La loro prima esperienza è stata al fianco delle “Damas Salesianas” di Riobamba, dove hanno conosciuto e affiancato il lavoro che esse svolgono in un centro per anziani e in un altro centro per adolescenti con precedenti penali.
“Mi ha sconvolto scoprire che c’erano ragazzini di 12 anni, che è l’età di mio figlio, detenuti per reati come omicidio o stupro. Per questo dico che è ammirevole il lavoro che le “Damas Salesianas” stanno facendo perché questi ragazzi possano recuperare la loro vita” ha testimoniato Diana.
Nei piccoli villaggi di Morales e Curtincapac questa famiglia spagnola ha animato giochi e dinamiche per bambini e ragazzi, e Gerardo e Míriam hanno dato il loro valido contributo: “In questi luoghi abbiamo visto che i ragazzi sono capaci di collaborare, partecipavano alle cose che organizzavamo. Abbiamo visto che i bambini possono partecipare attivamente come piccoli educatori, e tutto questo ci ha aiutato a crescere come famiglia”.
La vocazione missionaria di questa famiglia è un’opzione che è divenuta stile di vita. Javier e Diana collaborano con l’ONG salesiana spagnola “Jóvenes y Desarrollo” da circa 20 anni, attraverso diversi programmi in favore di bambini e giovani, così come nelle campagne di sensibilizzazione sul volontariato.
Entrambi concordano sul fatto che la ricchezza del volontariato non è tanto in ciò che si dà agli altri, ma nelle esperienze e negli apprendimenti che si possono trarre dalle persone con cui si condividono momenti di grazia.
Quando hanno lasciato l’Ecuador hanno ringraziato la comunità salesiana di Riobamba che li ha accolti e hanno sottolineato che valeva la pena fare quest’esperienza per i sorrisi ottenuti e per l’affetto ricevuto – cose che si provano solo stando a diretto contatto con la gente e che non possono essere comprese davvero guardandole in televisione e nemmeno leggendolo in un reportage come questo, perché alle volte le parole non sono sufficienti.
“Quest’esperienza ci ha aiutato a rafforzare la convinzione che è possibile aiutare come famiglia” concludono.