Sei partito con quaranta giovani. Perché quest’iniziativa?
Ogni anno Don Bosco prendeva con sé alcuni tra i giovani più impegnati per una sessione di formazione approfondita. Don Bosco sapeva vedere lontano. Prendendoli per qualche giorno con calma, voleva incoraggiarli ad assumersi delle responsabilità a Valdocco.
Oggi l’obiettivo è lo stesso: formare i giovani nello spirito salesiano. Quello spirito di cittadinanza, di mutuo aiuto e disponibilità. Quello spirito che non si insegna, ma che si dona attraverso la vita. Questi campi sono un’occasione per farli mettere in gioco, in modo che i giovani sappiano entusiasmare i loro compagni nei cortili di scuola.
Come è stato organizzato il campo?
Abbiamo colto l’opportunità di realizzare il campo con l’associazione “Diamond”, una scuola di avvio alla vita in riva al mare, che offre soggiorni educativi ai giovani in difficoltà relazionali o comportamentali. Ciascuno dei giovani partecipanti è stato in grado di trascorrere una mezza giornata come parte di un “equipaggio” su una nave.
Che forma ha preso la dimensione educativa?
Siamo stati molto attenti alla qualità del clima, per coinvolgere i giovani. Quindi in primo luogo curare l’accoglienza e favorire degli scambi arricchenti basati sulla fiducia reciproca.
Poi, attività ludiche e riflessive. Ogni momento può essere educativo: il servizio, lo sforzo fisico, il lavoro di squadra, la puntualità…
Infine, il mix tra loro: culturale, geografico, anagrafico e sociale. Quest’anno c’erano con noi sette giovani dell’Istituto Medico Educativo “Saint Vigorde Bayeux” (per bambini e ragazzi dai 6 ai 20 anni con lievi disabilità intellettive, NdR). Tutti hanno potuto concordare, durante il gioco finale, su alcuni valori comuni che abbiamo confrontato con le Beatitudini.
Quali frutti porta una tale esperienza?
Ogni giovane cammina al proprio ritmo, individualmente è troppo presto per trarre conclusioni. Tuttavia, tale esperienza rafforza il senso d’appartenenza e il desiderio di essere coinvolti nella realtà educativa della propria scuola. Un ragazzo sta pensando di diventare animatore per il campo dell’anno prossimo, un altro arriva con il sorriso il lunedì mattina… E i legami con i giovani di altri istituti ci fanno capire che siamo davvero “una famiglia”, con collegamenti estesi ad altre scuole superiori.
Fonte: Don Bosco Aujourd’hui