Il Refettorio Salesiano Padre Chava è una specie di mensa per i poveri che raggiunge migranti, rifugiati, deportati, senzatetto e abitanti della strada – in una parola “l’ALTRO” – ed è gestito dai Salesiani. Oltre 900 senzatetto vi ricevono una sana colazione tutti i giorni! L’efficienza con cui viene servito il cibo è paragonabile a quella della catena di montaggio della Ford! Ma questa non è questa la caratteristica saliente. L’aspetto più impressionante di questo apostolato è il modo dignitoso con cui tutti vengono trattati. Presso il refettorio un qualsiasi visitatore può osservare uno spargimento di amorevoli cure che derivano dalla convinzione che nessuno dovrebbe essere trattato come fosse “l’estraneo”. Inoltre, nonostante il fatto che non ci sia un budget assegnato per il personale e i servizi forniti, i materiali e i volontari necessari non mancano mai. Il centro offre un luogo in cui rinfrescarsi, ricevere cibo, vestiti, medicine, taglio di capelli e persino consulenze e laboratori per imparare piccoli mestieri.
Il centro è frutto dell’iniziativa di don Salvador Romo Gutierrez, “il Sognatore” come era conosciuto nella sua Ispettoria, e dei suoi collaboratori. Iniziò la sua attività nel gennaio 1999. Padre Chava, come veniva chiamato, era commosso dal dramma di migliaia di persone che giungevano al confine del Messico con la speranza di entrare negli Stati Uniti d’America per perseguire i loro sogni di un futuro migliore. Il confine e il muro sono divenuti per loro un ostacolo insormontabile. Incapace o restia a tornare alle proprie case, questa gente ha fatto della strada la propria abitazione. È di questi senzatetto che don Chava si è messo a servizio, attraverso il Desayunador. Scomparso nel 2002, il suo spirito sopravvive e guarda giù dal Cielo, di sicuro fiero della sua eredità.
Attualmente, don Ernesto Hernandez Ruiz e don Shijumon Thottupurathu, indiano di Calcutta, animano quest’iniziativa, le cui attività sono coordinate dalla Salesiana Cooperatrice uruguaiana Claudia Portela. I due sacerdoti curano anche, insieme al Salesiano in formazione tanzaniano David Patience Komba, le attività dell’oratorio San Domenico Savio, con il sostegno dei volontari Isabel Riverberi e Daniel Rodriguez.
Il refettorio è solo una delle numerose attività della comunità salesiana a Tijuana. Direttore della comunità è don Agustín Novoa, che ha il compito di tenere unita la comunità nella preghiera, nel vivere e nell’amare e nelle responsabilità condivise attraverso 6 centri. Nel centro principale, don Felipe Fernández sostiene il Direttore come Economo e dirige l’oratorio collegato al centro.
Il vicario, don Jesús Castellanos, si prende cura della parrocchia di Maria Ausiliatrice e dell’oratorio annesso alla parrocchia. Attualmente è aiutato dalla sig.ra Janeth Felix, da un volontario e da altri volontari locali che vengono regolarmente presso la parrocchia. Annessa a questa c’è un oratorio, caratteristica comune di tutti i diversi centri. Don Richard Alejunas, missionario statunitense, è responsabile dell’oratorio San Giovanni Bosco e della scuola collegata, che gestisce con la tipica efficienza americana. Il giovane salesiano in formazione Miguel Núñez e Charles, un volontario belga, lo assistono abilmente. L’oratorio maggiore è quello dedicato a san Giuseppe e animato da don Oscar Torres, con il sostegno di altri volontari, tra cui attualmente la signora Paula. L’entusiasmo di don Oscar è contagioso, che non manca di cantare e ballare per i giovani! È un oratorio frequentato da centinaia di giovani, che vi si recano per affinare le loro abilità nei giochi, in particolare il calcio e il basket, ed offre anche un programma per lo sviluppo di abilità degli operatori sociali.
Essere qui a Tijuana negli ultimi due mesi è stata per me un’esperienza meravigliosa, fonte d’ispirazione e di grande apprendimento. Quello che mi ha colpito di più è il modo in cui la comunità trova il tempo per riunirsi attorno al Signore ogni giorno, nonostante le molteplici attività in cui tutti sono coinvolti. Anche i volontari condividono pienamente la vita salesiana. La gioia, le risate e le battute al tavolo devono essere viste e sentite per essere credute. Le parole del salmista “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme” (Sal 133,1) si realizzano qui ogni giorno, in molti modi. Davvero uno splendido esempio del vero spirito salesiano, che coinvolge Salesiani e volontari.
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