Mongolia – Una testimonianza speciale del sig. Krzysztof Gniazdowski, salesiano coadiutore

12 Ottobre 2020

(ANS – Darkhan) – Il sig. Krzysztof Gniazdowski, salesiano coadiutore, è originario di Skwierzyn (Polonia) e ha emesso i primi voti di obbedienza, povertà e castità il 22 agosto 1995. Nel 2007 è stato inviato come missionario ad gentes in Mongolia. Qualche settimana fa l’unico missionario polacco in Mongolia ha celebrato 25 anni dalla prima professione e in questa occasione Misje Salezjanskie (Missioni Salesiane) - rivista di animazione missionaria pubblicata dalla Procura Missionaria salesiana di Varsavia - gli ha dedicato un’ampia intervista, della quale si riporta di seguito un riassunto.

Il sig. Gniazdowski si occupa da sempre dell’educazione dei giovani, dapprima nella scuola tecnica, ora nel centro giovanile. A Misje Salezjanskie ha raccontato della missione nella città di Darkhan, dove è stato assegnato. La sua testimonianza in merito alla parrocchia di Maria Ausiliatrice arriva dritta al cuore: “Questa è l’unica parrocchia cattolica del Paese e i 250 cattolici che accoglie, sono tutti della Mongolia – spiega Krzysztof – Nella capitale, invece, possiamo incontrare anche coreani, filippini e persone di altre nazionalità. Le persone amano stare con noi, nell’ambiente salesiano. La maggior parte dei parrocchiani sono anziani, poi ci sono alcuni giovani e bambini. È raro trovare una famiglia completa che frequenti le parrocchie del Paese”, prosegue.

L’articolo pubblicato sulla rivista prosegue mostrando molte foto a colori, raffiguranti il bellissimo paesaggio mongolo, le tradizioni culturali e religiose. In Mongolia la maggior parte delle persone ha un credo sciamanico e meno dello 0,3% dichiara la propria appartenenza alla fede cattolica.

Il sig. Krzysztof offre poi una panoramica sullo stile di vita dei mongoli, sui cibi tradizionali, sul lavoro e su tutta una serie di dettagli umani che caratterizzano questa popolazione. La lunga descrizione si conclude con una riflessione sulla povertà.

“Alcune famiglie in Mongolia vivono in condizioni di estrema povertà – scrive – vivono persino nelle discariche della periferia e il loro sostentamento dipende interamente da rifiuti riciclati. Un giorno stavo per buttare via le mie scarpe ormai consumate, quando mi si è avvicinato un ragazzo, che mi chiese se poteva prenderle. In quello stesso giorno l’ho visto poi giocare felicemente nell’oratorio, con le mie vecchie scarpe. Il mio pensiero è stato semplice: io ho fatto il voto di povertà, ma questi giovani la stanno vivendo! La semplicità e l’umiltà dei mongoli mi hanno quindi colpito al cuore. Sto imparando molto dai giovani mongoli e dalle loro famiglie. Sì, sono felice di poter vivere e lavorare in Mongolia”, ha concluso.

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