La giornata è coordinata da “Azione per la Felicità”, un movimento no-profit con oltre 623.000 membri provenienti da 193 Paesi, ed è sostenuta da una collaborazione di organizzazioni che condividono le stesse idee. È stata istituita come un modo per ispirare, mobilitare e far progredire il movimento globale della felicità. Nel 2015, poi, le Nazioni Unite hanno lanciato i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che mirano a porre fine alla povertà, a ridurre le disuguaglianze e a proteggere il pianeta - tre aspetti chiave che portano al benessere e alla felicità.
“I salesiani in tutto il mondo si concentrano sul potenziamento dei giovani attraverso l’istruzione, in modo che possano vivere una vita più soddisfacente e felice – ha dichiarato don Michael Conway, Direttore di ‘Salesian Missions’ –. I salesiani sanno che quando i giovani possono accedere all’educazione, sono in grado di realizzare i propri sogni, di costruire una rete sicura con i loro coetanei e con gli adulti e di pianificare il loro futuro. La formazione di competenze avanzate, attraverso le scuole professionali e tecniche salesiane, permette ai giovani di diventare autosufficienti e di essere padroni del proprio destino, portando a risultati più felici”.
Per celebrare la Giornata Internazionale della Felicità 2024, “Salesian Missions” è lieta di mettere in evidenza i programmi salesiani che educano e danno potere ai giovani.
In Myanmar, ad esempio, gli studenti di una scuola salesiana hanno ricevuto computer portatili che li aiutano nella loro istruzione e nell’apprendere le abilità informatiche di base. La scuola ha anche predisposto la rete internet e un nuovo impianto elettrico e assunto personale specializzato. Dopo le difficoltà attraversate dal Paese e dopo le conseguenze della pandemia, le scuole salesiane in Myanmar stanno ripartendo, consentendo ai giovani di riprendere gli studi, con lezioni concentrate in particolare sull’inglese, l’informatica e la matematica.
I salesiani in Perù offrono programmi e sostegno ai giovani e alle loro famiglie a Huancayo, nella Cordigliera delle Ande. I salesiani sono presenti in città da più di 100 anni, educando i giovani e lavorando per rispondere alle esigenze della comunità. Una delle pietre miliari della presenza salesiana nella zona è il Centro Giovanile Salesiano. All’inizio, era solo un cortile dove i giovani si incontravano, si confrontavano con i loro coetanei e pregavano. Nel corso del tempo, sono stati costruiti nuovi edifici e i servizi sono stati ampliati per rispondere meglio alle esigenze educative dei giovani. Per alcuni ragazzi, questo è l’unico posto in cui si sentono assistiti e al sicuro e dove possono studiare, leggere, usare il computer, giocare e frequentare laboratori di canto, musica e teatro.
In Rwanda, invece, uno degli istituti che offre ai giovani la possibilità di studiare e di prepararsi al lavoro è il “Filippo Smaldone”, situato nel sobborgo di Kigali Nyamirambo e gestito dalle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. L’Istituto, che offre corsi anche per ragazzi con disabilità uditive e visive, istruisce più di 400 studenti. Suor Therese Akayezu, Direttrice dell’Istituto, ha sottolineato come, frequentando le lezioni e i programmi speciali con insegnanti dedicati, i bambini con disabilità possono apprendere le competenze necessarie per padroneggiare una professione.
I salesiani di Makululu, nella città di Kabwe, in Zambia, raggiungono e assistono i bambini di strada vulnerabili attraverso un progetto iniziato nel 2016. Makululu è un’area svantaggiata, caratterizzata dalla mancanza di lavoro, da un’alta mortalità per infezioni da HIV/AIDS, da un’elevata percentuale di famiglie separate, da un forte abuso di alcol e da un’estrema povertà. A causa di questi problemi, molti giovani sono costretti a vivere per strada. Per fornire loro un sostegno, i salesiani hanno avviato una scuola comunitaria per i bambini di strada e per quelli che hanno abbandonato la scuola. Nel corso degli anni, i Figli di Don Bosco hanno aumentato il loro aiuto, aggiungendo nuove attività educative e sviluppando nuove infrastrutture, tra cui un centro specifico per i bambini di strada e i bambini a rischio. E, laddove possibile, si cerca anche di reintegrare i bambini nelle proprie famiglie e di aiutarli a continuare gli studi.