Tagit Sorang Abraham è nato il 30 giugno 1996 nel villaggio di Kra Daadi, Stato dell’Arunachal Pradesh, India, quasi al confine con la regione autonoma cinese del Tibet, un villaggio così remoto che ancora oggi non è collegato da strade. Nato in una famiglia molto povera, ha comunque potuto frequentare le scuole, fino al college statale “Dera Natung” di Itanagar.
Fin dalla tenera età Sorang Abraham si è sentito attratto dal cattolicesimo. Ha ricevuto il Battesimo insieme ad uno zio nel 2000, e quando si è trasferito ad Itanagar per studiare ha conosciuto il gruppo giovanile dei Salesiani della parrocchia “Santa Maria”. Oltre a fare il chierichetto, è stato Segretario dell’organizzazione giovanile della parrocchia e anche Segretario per l’Educazione dell’ala giovanile dell’Associazione Cattolica di tutto l’Arunachal Pradesh (AAPCA).
Nel 2016 è divenuto aspirante dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani e il 22 ottobre 2019 ha emesso le sue promesse nelle mani del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, all’epoca in visita all’Ispettoria Salesiana di Dimapur, India. Ha servito anche come guardiano del convitto del Centro Giovanile Don Bosco di Itanagar, nonché nello staff di Childline, una ONG dedicata al salvataggio e alla riabilitazione dei giovani a rischio.
Sorang Abraham sin da piccolo sognava di scalare l’Everest: aveva letto di Bachandri Pal, la prima donna indiana a scalare l’Everest e di Tati Mra, il primo scalatore dell’Everest dell’Arunachal Pradesh. Ha potuto frequentare un corso di alpinismo di base presso Dirang, nel 2013. E tra il 2017 e il 2019 ha affrontato con successo diverse cime significative, tra cui il monte Kangto, la vetta più alta dell’Arunachal Pradesh.
Ma l’Everest rimaneva un sogno lontano perché non riusciva a raccogliere fondi sufficienti per affrontare le spese di una simile spedizione. Ma lui non ha perso la speranza. Nel 2021 il Dipartimento degli Affari Giovanili del governo dell’Arunachal Pradesh gli ha offerto una sovvenzione di un milione di rupie per le spese (oltre 11mila euro); lui stesso ha allora raccolto un altro milione di rupie da amici e benefattori e ha chiesto un prestito di altre 600mila. Alla fine, aveva i fondi sufficienti per fare il viaggio e nel mese di maggio ha raggiunto il Campo Base II, in Nepal.
Sono poi venuti giorni di tempo inclemente e la maggior parte degli alpinisti abbandonavano l’impresa e tornavano nei loro Paesi. Anche la guida sherpa che accompagnava il gruppo voleva abbandonare la scalata, ritenendola estremamente pericolosa.
Sorang Abraham sapeva che un altro viaggio sarebbe stato impossibile per lui. E si è messo a pregare: è un grande devoto di Maria. Ha recitato il rosario e letto la Bibbia chiedendo a Dio di dargli un po’ di bel tempo. Il 29 maggio il tempo è migliorato e il 30 maggio hanno iniziato l’ascesa alla vetta, raggiunta alle 8:45 del giorno successivo, Festa della Visitazione di Maria.
Lì, in piedi sulla vetta più alta del mondo, Sorang Abrham ha reso grazie a Dio impegnandosi a dare la sua vita al Signore.
Felice per aver realizzato il suo sogno, Sorang Abrham, si dice però consapevole che l’Everest non è il monte più difficile da scalare: quello è il monte della santità, sui cui ha già messo gli occhi e che intende raggiungere attraverso il servizio amorevole ai giovani come Salesiano Cooperatore.
Don Mathai Kottarathil, SDB
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