Durante le recenti chiusure per la pandemia la comunità, con i suoi collaboratori, ha raggiunto oltre 25.000 famiglie e 10.000 migranti interni. E ora molte di queste persone continuano a rivolgersi ai salesiani, specialmente i migranti, gli indigenti e le persone in condizione di strada che non sono in grado di mantenersi da sole.
Per questo il “Don Bosco Nerul”, insieme al suo staff, ha intrapreso un’iniziativa unica a Navi Mumbai per raggiungere queste persone che non possono trovare lavoro o non sono in grado di ottenere nemmeno un’elemosina per nutrire se stessi e i loro figli: all’inizio della Novena di Don Bosco, il 22 gennaio 2021, ha inaugurato un frigorifero comunitario. Lì chiunque sia povero e affamato può semplicemente aprire il frigorifero e prenderne abbastanza per soddisfare la sua fame immediata. Accanto ad esso si trova un altro contenitore che contiene snack, vestiti usati e mascherine fatte a mano.
Quest’iniziativa, spiega don Adolf Furtado, “è un atto di fede nella Provvidenza Divina; ed è pienamente nello spirito del nostro fondatore. Non siamo noi a inserire quotidianamente il cibo nel frigorifero ogni giorno, è la gente del quartiere a farlo. Il successo di questa proposta dipende dalle persone che donano”.
Nei primi giorni di funzionamento si è registrata una buona richiesta di cibo e un numero uguale se non superiore di generosi benefattori che aiutano i salesiani a rifornire le scorte. “La Divina Provvidenza si sta davvero prendendo cura dei bisogni, dato che Vi poniamo la nostra piena fede e fiducia” prosegue don Furtado.
Il frigorifero comunitario è stato inaugurato dal capo della locale stazione di Polizia NRI e dallo sponsor del frigorifero, il gruppo di volontari attivo a Navi Mumbai e noto come “Team Spread Smiles” (TSS - Squadra Spargi Sorrisi), che è lo stesso gruppo che conduce lezioni e attività dell’“E-Oratorio” salesiano, che dalla sua realtà locale ora viene diffuso in tutto il Paese attraverso la collaborazione di 25 altri oratori e ONG.
“Quest’iniziativa è anche una risposta al recente appello del nostro Rettor Maggiore a concentrarsi più che mai sui più poveri a noi vicini – conclude don Barnabe D’Souza, Direttore dell’opera –. Per questo l’abbiamo battezzata ‘Don Bosco Cares’ (Don Bosco si prende cura)”.
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