Il 5 aprile 2020, il Sudan del Sud ha confermato il primo caso di Covid-19, a seguito del quale il governo ha emanato misure restrittive per evitare la diffusione del coronavirus. Le restrizioni hanno avuto chiaramente un ulteriore impatto sull’economia locale e i prezzi delle materie prime sono aumentati, creando stress sui mercati e insicurezza nella popolazione.
Il coronavirus ha avuto eco anche nel campo per sfollati di Gumbo, direttamente gestito dai salesiani. Il campo è stato istituito nel 2014, dopo lo scoppio della guerra civile nel dicembre 2013 e attualmente accoglie quasi 9.800 persone, tra cui molti bambini, orfani, donne e anziani. I salesiani, a Gumbo, hanno accolto i rifugiati, offrendo loro cibo, educazione e cure mediche, oltre che un sostegno morale e spirituale.
In questi mesi di pandemia, i salesiani hanno continuato il loro lavoro a favore delle famiglie più vulnerabili. Queste ultime sono state registrate e categorizzate, per facilitare la distribuzione di cibo, acqua e materiali di prima necessità, come dispositivi sanitari, materassi, saponi e teli di plastica per coprire i tetti.
Nel corso di questo periodo, nonostante alcune difficoltà, la distribuzione è avvenuta regolarmente e le famiglie vulnerabili hanno potuto beneficiare dei prodotti messi a disposizione dai salesiani. Ai rifugiati è stato inoltre ricordato di seguire i protocolli dettati dal Ministero della Salute, ossia di lavare spesso le mani, di mantenere l’igiene e la cura del corpo.
Resta alta, in ogni caso, l’instabilità nel Paese. I finanziamenti sono inadeguati e non riescono a soddisfare i bisogni di tutti gli sfollati interni, né a coprire le spese mediche per gli anziani e i malati. Inoltre, la costante oscillazione dei prezzi e le conseguenti difficoltà economiche, rimangono una sfida per i soggetti più vulnerabili del Paese.