Quando gli anni passano e la permanenza diventa più lunga, la tristezza è per quegli amici o parenti che sono ormai fuori dal proprio ambiente, o per cause naturali o perché la distanza è stata più forte.
Per Marta sarà il suo secondo Natale da sola. Non può inviare una bambola a sua figlia, né un gioco alla Playstation per il figlio che tanto lo vorrebbe, perché non ha trovato nessuno che possa mandarli nel suo paese, in Africa.
Mario da mesi sta preparando una busta con i soldi da inviare alla sua famiglia. I suoi figli stanno in Colombia e per loro questo Natale dipende da quei soldi extra che lui gli farà arrivare attraverso un amico che torna nel suo paese. Non chiamerà i suoi figli al telefono, questa volta, perché quando li sente non riesce a smettere di piangere per l’emozione.
“Qui ci incontriamo con degli amici dell’Angola e cuciniamo del cibo dalla nostra terra, per sentirci a casa” dice Marco.
Il Natale in tutto il mondo ha qualcosa in comune: l’irresistibile bisogno di stare con coloro che ami. Questo è uno dei bisogni più profondi dell’essere umano: condividere con gli altri, fare in modo che l’amore tra le persone si esprima attraverso incontri, momenti da vivere insieme, espressioni di affetto e persino doni.
In ogni parte del mondo ci sono milioni di persone che, per una ragione o per l’altra, stanno cercando di integrarsi in paesi che offrono loro migliori opportunità di vita. Ci sono milioni di immigrati che si spostano con tutti i mezzi possibili alla ricerca di un futuro migliore.
In questo senso, è sorprendente che le coste europee stiano ricevendo un nuovo tipo di immigrati, i minori non accompagnati; solo nel 2016 sulle coste italiane sono arrivati 25.846 minori soli. Sono bambini mandati dai loro genitori, che pagano da 800 a 1500 euro l’uno e fanno parte di un esercito di sfollati che hanno abbandonato le loro famiglie e le loro terre e hanno perso tutto. Nella maggior parte di questi casi, sfortunatamente, questi bambini arrivano in una società che li riceve in modo piuttosto freddo e indifferente. Fortunatamente la Chiesa insieme ad altre entità sociali cerca di assicurare il più possibile il loro futuro, cercando per loro il minimo necessario per vivere e per inserirsi nella società.
In queste celebrazioni natalizie, Dio ci invita a guardare i più deboli, e per noi questi piccoli immigrati sono l’immagine chiara dei poveri che rivendicano il loro diritto alla vita.
Questi nuovi immigrati non sono il pubblico di riferimento delle grandi compagnie di telecomunicazioni, non sono soggetti di credito, sicuramente non hanno tanto denaro da spendere in chiamate. Ma per noi sono i volti di coloro che hanno più bisogno del messaggio di amore e speranza che Gesù è venuto a portare.