Si tratta del volume dell’epistolario n. VII (Roma, LAS 2016, lett. 3121-3561) che in 555 pagine raccoglie oltre quattrocento lettere scritte da Don Bosco nel biennio 1880-1881. Il testo delle singole lettere è stato verificato sui manoscritti e sugli originali disponibili in archivi italiani e non, ed è impreziosito da tutti gli apparati scientifici utili e talora necessari per una loro miglior comprensione. Un’ampia introduzione ne indica il valore e ne traccia una sintesi dei maggiori contenuti.
Un numero così alto di lettere, mediamente quattro per settimana, permette di individuare le preoccupazioni e le sollecitudini quotidiane di Don Bosco, posto al vertice di una società salesiana in forte espansione geografica e di personale, con tutti i relativi problemi di carattere formativo, pedagogico, sociale, economico ed anche politico.
I numerosi indici finali offrono un immediato riscontro delle centinaia di persone convolte, dei numerosi temi trattati, dei luoghi visitati nei viaggi in Italia ed in Francia… Per Don Bosco anche il biennio 1880-1881, come i due precedenti (1876-1877, 1878-1879), è stato intensissimo, ricco di eventi, sia dolorosi, come il rischio di espulsione dei Salesiani dalla Francia nel 1880 e il duro “scontro finale” con mons. Gastaldi sul finire del 1881, sia gioiosi, come la fondazione della prima casa salesiana in Patagonia (1880) e a Roma (1881).
“Se il santo educatore di Torino ha lasciato un’indelebile traccia nella storia” – riporta don Motto – non è tanto per i conosciutissimi avvenimenti dell’infanzia, della giovinezza e del primo oratorio di Valdocco (di cui lui stesso ci ha lasciato memorie, ma non corrispondenza), quanto per la sua instancabile azione da fondatore nel secondo ottocento, nel quale invece le 4.500 lettere conservate costituiscono fonte essenziale, anche se non unica, paradossalmente poco conosciuta”.