“Sono pienamente d’accordo con il Santo Padre e credo che lui ci offre su questo tanta luce e tanta fortezza”: ha spiegato il Rettor Maggiore, parlando della missione di pace tra Ucraina e Russia voluta dal Papa. “Penso che anche quando i movimenti politici e le nazioni vanno per una strada, noi dobbiamo continuare ad offrire questi elementi di speranza, di cercare l’incontro e il dialogo quando è possibile”, ha aggiunto.
Don Á.F. Artime parla anche della giustizia: “Senza giustizia, non è possibile ottenere pace: bisogna fare un cammino di dialogo, trovare insieme un sentiero comune per la pace, tenendo presente che non c’è pace senza giustizia”.
La Russia e l’Ucraina sono due Paesi che egli stesso ha visitato prima dello scoppio della guerra e che ha potuto conoscere personalmente. “Ora è difficile una visita, continuiamo ad accompagnarli diversamente… "Questa realtà della guerra è un grande dolore, per me è incredibile che oggi stiamo di nuovo vivendo una guerra”.
Sulla realtà salesiana in Russia, afferma: “Lavoriamo in mezzo a quella gente con i ragazzi e le famiglie e la guerra non è l’espressione di quelle famiglie”.
Quanto ai salesiani in Ucraina, “Abbiamo una presenza molto forte. Sedici opere salesiane tra l’Ucraina greco-cattolica e quella latina: accogliamo le famiglie e già prima della guerra avevamo una casa per orfani e ragazzi abbandonati, parrocchie scuole e spazi per i giovani. Ci sono anche i salesiani che quotidianamente vanno sulla linea del conflitto per portare gli aiuti. La nostra idea è continuare ad aiutare l’Ucraina salesianamente”.
L’aiuto salesiano all’Ucraina passa anche attraverso l’attività di accoglienza offerta alle migliaia di rifugiati scappati nei Paesi limitrofi o ancora più in là. “Le case salesiane hanno accolto i profughi ucraini scappati dalla guerra nei loro centri in Polonia, Slovacchia, in Italia e anche nella stessa Valdocco”, la culla della Congregazione Salesiana.
“È stata una grande emozione ricevere, un anno fa, nella casa di Don Bosco, le prime 84 persone che erano venute lì per poter vivere – conclude il Rettor Maggiore –. La maggior parte di loro sono tornati in Ucraina”.