Ucraina – A sostegno della popolazione ucraina assediata che soffre per la guerra

06 Maggio 2022

(ANS – Leopoli) – Parlando da una città vicino a Leopoli, in Ucraina, il salesiano polacco don Roman Sikon, afferma: “Non c’è un posto sicuro in Ucraina”. Neanche Leopoli, che è diventata un enorme centro di accoglienza per i rifugiati, essendo vicina alla Polonia. “Alle volte ci rechiamo in alcuni posti che dovrebbero essere sicuri, ma anche lì, se restiamo magari per una notte, la città viene colpita dai razzi. Allora puoi sentire l’edificio tremare, le finestre vibrare, e hai molta paura… Ma noi restiamo qui con la gente”, ha affermato il religioso.

Cibo, medicine, denaro e carburante sono le cose più importanti di cui la gente ha bisogno, ha affermato don Sikon, in un’intervista rilasciata a The Irish Catholic. E alla domanda se ha mai sentito paura durante i suoi viaggi in Ucraina, ha risposto raccontando che era arrivato a Kiev appena un giorno prima dell’invasione russa.  “È stato un attacco in grande e ben preparato, da sette direzioni, curato. Anch’io ero tra la folla impegnata a scappare in Polonia: abbiamo camminato 18 km, poi abbiamo aspettato 18 ore al confine per entrare in Polonia. Più tardi, arrivato a Cracovia, mi è stato chiesto di guidare il primo camioncino con gli aiuti da portare in Ucraina. Io ho risposto di sì, ma poi ho avuto dei dubbi. Però il giorno in cui sono partito, quando stavo andando in Ucraina, abbiamo letto il Vangelo in cui Gesù afferma che chi vuol salvare la propria vita la perderà... Questo Vangelo mi ha dato forza! Ho attraversato il confine varie volte con i nostri mezzi di trasporto e i nostri aiuti”, racconta don Sikon, che ormai trasporta aiuti in Ucraina da oltre un mese e mezzo.

In effetti, i missionari solitamente si trovano in una situazione privilegiata per rispondere alle crisi umanitarie, e i salesiani non fanno eccezione. Questo perché hanno accesso ad “una fantastica rete attraverso le chiese e lavorano con le comunità locali, e in questo modo possono aiutare a trovare una sistemazione a lungo termine alle persone”, commenta John Moffett, Responsabile di Misean Cara, un’organizzazione irlandese che sostiene le congregazioni missionarie e le organizzazioni di volontariato. “I missionari – continua il signor Moffett – stanno usando tutte le strutture che hanno a disposizione per aiutare le persone, le aiutano ad espatriare, in particolare in Polonia, e distribuiscono coperte, cibo e acqua”.

“Le Figlie di Maria Ausiliatrice - aggiunge - stanno fornendo aiuto medico alle persone che sono state ferite dai bombardamenti a Leopoli e ad Odessa. I salesiani stanno lavorando su entrambi i lati del confine fornendo rifugio nelle loro strutture, nelle chiese e nelle case. Sono lì nei centri di accoglienza in Polonia per aiutarli ad avere accesso agli alloggi, per fornire loro una tazza di tè, coperte e vestiti per tutte le persone che si stanno lasciando tutto alle spalle”.

Dal punto di vista spirituale, don Sikon sostiene che la fede del popolo ucraino stia crescendo nonostante la guerra, “anche se è molto duro e doloroso per la gente vivere nella costante paura di perdere questa vita terrena”.

Circa tre quarti della popolazione dell’Ucraina sono cristiani ortodossi, mentre più del 10% si identifica come cattolico. L’ovest dell’Ucraina è la regione dove il cattolicesimo è più forte. “Quando il 25 marzo Papa Francesco ha consacrato l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria, moltissime persone si sono riunite in questa piccola parrocchia”, racconta il salesiano polacco.

“La condizione spirituale degli Ucraini sta crescendo, ed essi possono a buon diritto ritenere che la giustizia morale sia dalla loro parte, dato che l’Ucraina non ha attaccato la Russia, sono gli Ucraini ad essere stati attaccati. Quindi da questo punto di vista la sensazione è confortante e la gente è forte”.

Don Sikon termina osservando che la guerra in Ucraina è per molti versi una “lotta spirituale”, ed è per questo che lui, i salesiani e tante altre persone con loro stanno combattendo prima di tutto con la preghiera. “Preghiamo ogni giorno per la pace” conclude.

Fonte: The Irish Catholic

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