Candido Coppetelli affonda le sue radici nel Rione romano di Testaccio: un quartiere di fede tradizionalmente romanista, nel quale il 3 novembre 1929 la Roma inaugurò il suo stadio e nel quale un tifoso laziale come lui si trovava perfettamente a suo agio, tanto che all’esterno della chiesa, in occasione dei funerali, è comparso perfino uno striscione con la scritta “Grazie Candido” e con un cuore giallorosso. Un cuore (il suo rigorosamente biancoceleste!) che Candido metteva in tutto ciò che faceva, a cominciare dal teatro, passione e lavoro di una vita, per continuare con il cinema e l’animazione di oratorio.
La sua formazione inizia con un diploma di laurea a pieni voti in cultura religiosa nel 1977, presso il Centro di Teologia per Laici della Diocesi di Roma, ma prosegue subito nel teatro con la scuola di mimo, i corsi di clownerie, gli stage di regia.
All’inizio degli anni Ottanta si avvicina all’Associazione CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali), che non lascerà più per i successivi quarant’anni, e alla quale ha legato indissolubilmente il suo impegno e la sua dedizione quotidiana, ricoprendo diversi ruoli di animazione e di coordinamento: presidente del Comitato regionale del Lazio, Responsabile del settore teatro, Segretario nazionale, Vicepresidente e infine Presidente nazionale dal 2009 al 2017.
Candido, come spesso e volentieri succede a chi fa parte delle Associazioni salesiane, aveva un retroterra di provenienza oratoriana, e questa esperienza, mai abbandonata fino all’ultimo, gli è stata fondamentale per comprendere le dinamiche aggregative, educative e formative dei giovani e per conoscere profondamente le loro esigenze e i loro bisogni, non solo all’interno degli oratori stessi.
Dall’oratorio partono le sue molteplici attività, specialmente di animazione, scrittura e regia teatrale, molte delle quali condivise con la moglie Angela Luciani, cui seguono le rassegne cinematografiche e le esperienze di direzione artistica. Ricordiamo anche le molteplici attività di cui Candido fu promotore e animatore nella cittadina abruzzese di Vasto, dove è stato particolarmente apprezzato e benvoluto, soprattutto per il suo impegno verso i giovani, e dove ha scelto di riposare per sempre.
Ed è proprio per la sua caparbietà di dedizione ai giovani che ha sempre voluto rilanciare i momenti formativi associativi caratteristici dell’Associazione CGS, come i laboratori del cinema di Giffoni e di Venezia, scommettendoci ed impegnandosi in prima persona.
Scrive Emilio Santoro, tesoriere nazionale CGS: “È questo il principale ricordo che porterò sempre dentro di me di Candido: il suo sorriso accogliente. In qualunque momento ci trovassimo, di serenità o difficoltà, sia per situazioni legate all’Associazione, sia per circostanze personali, Candido dispensava a chiunque il suo sorriso accogliente, che spesso senza dover aggiungere parole ti effondeva fiducia e coraggio. Lui ha sempre avuto nel DNA la passione, la volontà, la capacità e l’amore di stare con i ragazzi rivestendo la figura di educatore, in una sola parola ha incarnato la salesianità nello stile di Don Bosco, e spesso Candido ricordava come, attraverso l’associazionismo, questo modo di spendere la propria vita dovrebbe essere considerato una vera e propria vocazione”.
Anche Pier Cesare Rivoltella, già Presidente nazionale CGS e ora professore presso l’Università Cattolica di Milano, ricorda che “Candido era una persona garbata, gentile, attraversava la vita con un sorriso, il sorriso in parte ironico e in parte saggio di chi ha uno sguardo lungo e grazie a quello riesce a relativizzare i fatti”.
Candido ha lavorato anche nel mondo della Televisione, con alcune esperienze in RAI in diversi periodi tra il 1992 e il 2009, tra cui spicca la collaborazione ai testi tra gli autori di “Domenica In”, ai tempi di Pippo Baudo, con cui ebbe l’occasione di lavorare anche al Festival di Sanremo.
Ricordiamo ancora la sua collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana, presso la quale prese parte al Master biennale di Alta Formazione per Animatori della Cultura e della Comunicazione, e il suo contributo nell’ambito della Commissione Nazionale Valutazione Film.
Per diversi anni è stato coordinatore e portavoce delle Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica, ruolo che fino a tutto il 2018 lo ha visto impegnato in importanti mediazioni critiche per il riconoscimento del valore delle associazioni nell’ambito della riforma della Legge sul Cinema.
Scrive Francesco Giraldo (ACEC – Sale della Comunità): “Un animo gentile, mai ideologico. Disposto a lavorare ed impegnarsi per l’associazionismo culturale cinematografico sia laico, che cattolico, gratuitamente con abnegazione. In silenzio e staccandosi da tutto in un riserbo quasi assoluto, Candido ha lottato sino alle fine contro una malattia che lo ha sfiancato e debilitato nel fisico, ma non nell’animo. Poche cose contano realmente nelle nostre vite: le persone che amiamo e quelle persone con le quali abbiamo condiviso ideali e progetti, che grazie a questi abbiamo conosciuto e abbiamo amato”.
Personalmente ho conosciuto Candido nel 1999, quando muovevo i primi passi nell’Associazione CGS, in occasione delle assemblee nazionali presiedute da Stefano Todini, e ho sempre apprezzato la sua attenzione verso gli altri, la sua arte oratoria derivante dall’esperienza teatrale e la sua capacità di mediazione nei conflitti che fanno parte di questo mondo, fatto di persone appassionate che si spendono gratuitamente per la causa. Insieme abbiamo realizzato un bellissimo campo nazionale di formazione (Pacognano, 2010) e abbiamo ripreso la tradizione dei week-end annuali per riportare i giovani al centro dell’Associazione. Per quattro anni ho collaborato con lui come Vicepresidente nazionale dell’Associazione, e ne ho raccolto il testimone in un periodo certamente non facile, fatto di difficoltà economiche e problemi gestionali che più volte hanno rischiato di mettere in secondo piano i nostri obiettivi principali, senza però mai abbatterci o farci perdere la speranza.
Da subito ha condiviso con me e con gli amici del Direttivo Nazionale le sue preoccupazioni per le prove che la malattia gli sottoponeva, e in occasione dei contatti che abbiamo avuto, col passare dei mesi sempre più rari, percepivo la sua fatica ma anche la sua voglia di combattere e andare avanti, nonostante tutto.
Insomma, nonostante il suo nome richiamasse il protagonista della celebra opera di Voltaire, Candido incarnava tutt’altro spirito: non certo una sfiducia laica e razionale nei confronti dei progetti e nei disegni provvidenziali, ma un uomo di Fede, che ha testimoniato prima nel lavoro quotidiano e poi con la sofferenza il suo amore per la Vita. E siamo certi che ora sia degno della ricompensa riservata ai Giusti.
Grazie Candido, arrivederci in Paradiso!