Italia – In ascolto delle voci dei missionari: don Tonny Plavilayil, inviato con la 153a Spedizione Missionaria Salesiana

(ANS – Castelnuovo Don Bosco) – Sono ancora fresche per tutti l’emozione e la carica d’energia spirituale avuti ieri, domenica 25 settembre, a Torino-Valdocco, con la cerimonia d’invio missionario ai partenti della 153° Spedizione Missionaria Salesiana, ed oggi a presentare la propria storia e le sue speranze ai lettori dell’ANS è don Tonny Plavilayil, missionario indiano di 45 anni, destinato, come i primi missionari inviati da Don Bosco nel 1875, alla terra della Patagonia argentina.

Cosa ti ha spinto a scrivere la lettera di disponibilità alle missioni al Rettor Maggiore?

Credo fermamente di essere stato chiamato ad essere un salesiano sacerdote, non a servire un gruppo particolare di persone. Ad ispirarmi alle missioni sono stati i primi missionari che hanno portato il carisma salesiano di Don Bosco in India. Uno dei propositi che ho preso durante la mia ordinazione è stato quello di essere un missionario secondo il carisma di Don Bosco. Sono anche consapevole del fatto che, nonostante le immense sfide della nuova terra di missione, essa mi offrirà una visione più ampia e una nuova prospettiva alla mia vita di sacerdote salesiano.

Come hanno preso la tua scelta missionaria le persone a te vicine?

I miei familiari erano totalmente contrari alla mia scelta di essere missionario; i miei amici erano molto dispiaciuti che andassi in un posto tanto lontano come missionario; e i miei confratelli che mi erano più vicini erano anch’essi contrari alla mia idea di partire in missione. Ma i confratelli più anziani hanno sostenuto la mia scelta.

Come salesiano coadiutore il Beato e prossimo Santo Artemide Zatti aveva un grande spirito missionario nel suo apostolato. Anche tu ti senti appassionato sotto questo aspetto?

Il Beato Zatti ha sempre dato importanza a fare la volontà di Dio nella sua vita. La sua vita semplice e senza pretese mi insegna che l’importante non è essere una persona di successo, ma rimanere fedeli alla missione affidataci.

Sei contento del luogo in cui andrai? Hai qualche timore o dubbio riguardo al nuovo luogo, alla cultura e alla sua gente? Come ti stai preparando?

Sono felice della mia destinazione missionaria in Patagonia. Sono sicuro che riuscirò ad adattarmi alla nuova cultura e alla nuova situazione. Non mi preoccupa nemmeno l’apprendimento di una nuova lingua; l’unica preoccupazione che ho è se sarò in grado di adattarmi al freddo gelido del mio nuovo clima, dato che provengo da un clima tropicale in India.

Hai in mente qualche modello di grande missionario di cui vuoi seguire lo stile di vita?

Sono innamorato di San Francesco Saverio come missionario; è grazie a lui se abbiamo conosciuto la fede in India. La sua missione mi insegna che se ho piena fiducia nel Signore, potrò fare cose straordinarie nella mia terra di missione.

Quale messaggio vuoi mandare ai giovani riguardo la vocazione missionaria?

La vocazione missionaria è fondamentalmente una chiamata ad uscire dalle proprie zone di comfort e a raggiungere i luoghi in cui Dio vuole che diventiamo suoi alfieri. Per questo dobbiamo pregare costantemente, essere aperti ai suggerimenti dello Spirito Santo e avere una profonda devozione a Maria, che ci guiderà e ci assisterà nel giusto cammino.

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