di Gian Francesco Romano
Chi abbandona la propria terra, spesso affrontando viaggi di estrema pericolosità, lo fa “perché l’alternativa è peggiore del rischio che si assume … rendiamoci conto che questi spostamenti di persone non sono mai un lusso”, aggiunge don Attard.
Inoltre, nonostante un atteggiamento eurocentrico porti a considerare solo le migrazioni che dal Sud del Mediterraneo conducono al Vecchio Continente, il fenomeno è globale, con flussi migratori imponenti che riguardano l’Africa Sub-Sahariana o l’Est Asiatico… A fronte dunque di un fenomeno di portata globale, a detta di don Attard il viaggio del Papa offre tre principali letture.
Quella evangelica, in primis. “Il gesto del Papa vale mille omelie, ha saputo creare sinergie nella comunità credente e un’empatia con l’opinione pubblica. (…) Ha confermato anche la validità di leggere la storia con gli occhi della proposta di Gesù e ci rimanda a Mt 25,35: ‘ero forestiero e mi avete ospitato’”.
Poi, quella propriamente “umana”. “Per fortuna in tutta l’Unione Europea ci sono persone di buona volontà, cristiane e non, che agiscono con sentimenti di umana nobiltà” afferma don Attard e ricorda il grande impegno della Famiglia Salesiana nell’accoglienza, nell’offerta di proposte educative, di cammini di umanizzazione, di inserimento per il lavoro… e con eccellenze come l’istituto di Bruxelles aperto a giovani di 35 diverse nazionalità o i moltissimi istituti a disposizione di migliaia di migranti in Spagna.
Infine, in una prospettiva anche politica, il viaggio del Papa ha richiamato una visione d’Europa che non ha paura di accogliere, e anziché reagire con la “logica dell’esclusione e dei muri” è in grado di ripartire dai “grandi valori che hanno fatto la civiltà europea”.
In conclusione don Attard ricorda il comunicato recentemente rilasciato dal Don Bosco International (DBI) su questo tema, che “esprime quello che noi Salesiani crediamo e condividiamo a partire dalla nostra esperienza nella sfida, non problema, delle migrazioni”.