Accompagnati dalla dr.ssa Marcella Rolim, exallieva salesiana, i futuri medici hanno allestito un ambulatorio nei villaggi per prendersi cura della popolazione e parlare loro di assistenza sanitaria generale e di igiene personale. Circa 7.000 medicinali e 600 kit per l’igiene sono stati consegnati dai volontari nei due villaggi. Le donne incinte e i bambini hanno ricevuto anche vitamine e la dottoressa ha poi esaminato le persone che riscontravano problemi specifici.
“Abbiamo compiuto delle visite domiciliari, in cui abbiamo realizzato l’anamnesi e gli esami fisici a tutti coloro che ci hanno accolto; abbiamo chiesto loro cosa sentivano, se avevano qualche dolore, la propria storia clinica, misurato la pressione e registrato la glicemia dei diabetici e di chi aveva sintomi compatibili con il diabete. Abbiamo tenuto conferenze nella missione salesiana, su malattie come l’ipertensione e il diabete, sulla depressione e l’alcolismo. Ogni giorno abbiamo anche giocato con i bambini e offerto la merenda, dopo la quale si lavavano i denti con i kit igienici che abbiamo portato” ha raccontato l’allieva dottoressa Cindy Buchmann, che coordina il progetto con i suoi colleghi Silvana Nardi, Bruna Bossi, Julie Kinoshita e Maria Eduarda Bormann. Tutta l’organizzazione precedente il viaggio è stata a cura degli allievi Natália Santana e Rafaela Saragiotto.
Quest’anno, per la prima volta, la dr.ssa Rolim ha partecipato al progetto come medico specializzato. Aveva già fatto la spedizione missionaria nel 2014, come allieva medico, al quarto anno di studi. “Ho conosciuto il progetto grazie agli amici della facoltà e mi sono innamorata. Quando sono arrivata nei villaggi, ho avuto un’altra sorpresa: essere accolta in una Missione Salesiana! Una felice coincidenza, perché ho studiato tutta la mia vita in una scuola salesiana e sono stata felice di poter restituire tutti gli insegnamenti e i valori che mi hanno aiutato nella mia formazione e mi hanno permesso di arrivare dove sono oggi”.
Secondo la studentessa Daniela Saad, gli allievi partono con la missione di trasmettere conoscenze alle popolazioni indigene, ma sono loro che si portano a casa una lezione di vita. “Il PAAPI ci dà dieci giorni per aiutare nel miglior modo possibile le popolazioni indigene del Mato Grosso, ma la verità è che questi pochi giorni sono già sufficienti per farci imparare a dare più valore alle nostre vite. Che lezione di vita, gratitudine ed emozione!” ha affermato.