di don Cosimo Semeraro, SDB
Direttore della Missione Cattolica Italiana
Nella concelebrazione eucaristica, solenne e affollatissima, il concetto è stato significativamente sottolineato e letto nel messaggio inviato dal pastore della diocesi, mons. Vitus Huonder, vescovo di Chur: “Sin dal 1860 – ha scritto il vescovo – Zurigo si è dovuta confrontare con un numero sempre crescente di migranti provenienti dall’Italia e questo nel 1898 ha portato all’istituzione della Missione Cattolica Italiana… I festeggiamenti dei 120 anni della Missione Cattolica Italiana sono una gradita occasione per esprimere il mio sentimento di gratitudine al Signore per tutto il bene materiale e spirituale che tramite la comunità dei Salesiani è stato fatto ai numerosi fedeli immigrati dall’Italia in tutti questi anni. Grazie alla costante presenza dei Salesiani, gli immigrati italiani hanno trovato un sicuro punto d’appoggio a Zurigo, divenuto sempre più stabile ed importante”.
Lo stesso mons. Huonder nella lettera ricordava che poi in seguito, esattamente, “nel 2006, infatti, fu eretta la parrocchia personale ‘Don Bosco’ con l’intento di poter accompagnare ancora più efficacemente i fedeli di lingua italiana presenti a Zurigo”. I ringraziamenti del vescovo, uniti agli auguri “di un fruttuoso lavoro pastorale per il futuro”, si sono trasformati in una benedizione episcopale molto apprezzata da tutti.
Apice di tanta paterna vicinanza è stata, subito dopo, la lettura del testo del telegramma augurale con la benedizione apostolica da parte di Papa Francesco: “Occasione celebrazione – si legge – 120° di Fondazione Missione Cattolica et presenza salesiani Don Bosco in Zurigo presso Chiesa Don Bosco Sommo Pontefice Francesco invia beneaugurante pensiero… et assicura cara Missione Cattolica di Lingua Italiana paterno ricordo nella preghiera affinché sappia confidare nel Signore et di cuore imparte Famiglia Salesiana implorata Benedizione Apostolica che volentieri estende at autorità et collaboratori locali, in particolare at giovani relative famiglie et quanti prendono parte Eucaristia di ringraziamento”.
L’assemblea, destinataria di tanta abbondanza di benedizioni, rifletteva nei suoi partecipanti la variegata folla di tutta la complessa azione sociale, pedagogica, religiosa portata avanti da un centinaio di salesiani passati dall’Opera Salesiana di Zurigo dal 1898 al 2018: emigrati italiani di prima, seconda, terza generazione; pensionati ormai italo-svizzeri carichi di anni e di esperienza; giovani già nati e cresciuti in Svizzera e altri di recente residenza per lavoro o per studi universitari.
Sono da segnalare, inoltre, due speciali abbinamenti dovuti alla presenza del gruppo degli emigranti cechi e degli emigranti slovacchi, guidati rispettivamente da due salesiani, don Antonin Spacek e don Pavol Nizner, che da anni fanno capo alla chiesa e ai locali della Missione Italiana, con uno spirito di solidarietà e di corretta reciproca integrazione tipica dello stile giovanile di marca salesiana. Proprio loro, i cechi e gli slovacchi, hanno avuto il graditissimo ruolo di animare con organo, violini, chitarre e canti tutto il corredo musicale della celebrazione eucaristica, svolta in italiano, in tedesco, in ceco e slovacco.
Tenendo presente che il parroco, don Marek Stanislaw Kaczmarczyk, è un polacco e il vicario, don Leke Oroshi, è nato in Kosovo, è possibile affermare che la parrocchia Don Bosco – proprio stando agli sviluppi di questi anni – costituisce una sorta di piccola “ONU” socio-religiosa nel campo dell’emigrazione e della pastorale italiana a Zurigo, dove le differenze sono vissute come occasione di crescita.
Il clima di rispetto e di fiducia tra cattolici italiani, polacchi, kosovari, cechi, slovacchi, svizzeri e con i fratelli riformati sono un bene prezioso per la Missione e acquistano rilievo speciale in questo tempo. La pacifica convivenza tra cittadini appartenenti a paesi e culture diverse è una strada che produce armonia e libera le migliori forze, trasformando la semplice convivenza in vera collaborazione e fratellanza.
Tanto clima di intesa e di festa ha avuto il suo vertice subito dopo nel teatro attorno alla presenza significativa e istituzionale del Console Generale d’Italia a Zurigo, dott. Giulio Alaimo, accompagnato dalla consorte, Susanna, e dall’on. Franco Narducci. Il saluto del Console ha toccato proprio i tasti della identità coniugata felicemente con la diversità, e gli sviluppi della storia vissuta dagli emigranti italiani.
Molta acqua è passata sotto i ponti di Zurigo dagli anni dell’ultimo decennio del XIX secolo, quando la città ospitava la maggior concentrazione di immigrati italiani, che vivevano ammassati e segregati dal resto della città nel quartiere dormitorio dell’Aussersihl e quello di Wiedikon… Tempi durissimi nei quali gli operai italiani erano vittime di discriminazioni e diffidenza.
Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti, frutto di innegabile, massacrante lavoro di uomini e organizzazioni politiche, sindacali, religiose, assistenziali che hanno saputo instaurare quel clima e quelle disposizioni che hanno permesso agli Italiani di oggi di essere non spettatori, ma attori della loro convivenza in Zurigo. Fra queste istituzioni protagoniste di sviluppo positivo ci fu proprio la Missione Cattolica di Lingua Italiana, iniziata e continuata per tutti questi lunghi decenni ad opera dei Salesiani.
È stata quindi opportuna la presentazione della lettera-messaggio inviata da Roma per la ricorrenza da parte del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Egli ha lodato l’opportunità di questa festa, che è anche un dovere di riflessione per il futuro stesso della presenza salesiana: “Perché - egli ha scritto – non si perda la memoria di tanti Figli di Don Bosco e dei loro impegni, della tante testimonianze e dei tanti sacrifici compiuti al servizio della fede, dell’educazione dei giovani e dell’emigrazione”.
Occorre fare memoria: più si riesce a tornare alle radici storiche del proprio passato e più si è in grado di capire e valutare meglio il presente in vista di progettare il futuro a favore soprattutto dei ragazzi. A tal proposito il Rettor Maggiore ha salutato con particolare compiacenza l’iniziativa di “far giungere appositamente dalla stessa Casa Madre dei Salesiani di Valdocco a Torino una riproduzione di Don Michele Rua, ideatore e fondatore della Missione Cattolica Italiana”. Si tratta di un quadro giunto appena qualche giorno prima a Zurigo e “velato” su un apposito cavalletto al centro del palco del teatro. È stato poi proprio il sig. Console Generale a compiere la suggestiva cerimonia di “svelamento” e d’inaugurazione dell’immagine di Don Rua.
Si tratta di vero apprezzabile reperto storico conservato nei venerandi depositi della Casa annessa alla Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino. Risale al 1889 e riproduce l’opera eseguita dall’artista del tempo, Giuseppe Cavalla, docente all’Accademia Albertina di Arte di Torino. Don Rua che visitò personalmente le precarie e poverissime strutture zurighesi nell’aprile 1902, potrà ora continuare a “risiedere” nel capoluogo svizzero nuovi ambienti moderni e funzionali, come lui stesso aveva sempre sognato, a favore degli italiani e non, bisognosi di aiuto e di accoglienza.
Il quadro è stato subito collocato con apposita targa didascalica nella sala d’ingresso della Missione, mentre tutta l’assemblea eseguiva il canto “Don Bosco ritorna fra i giovani ancor...”.
Successivamente i giovani cechi e slovacchi, in abito folcloristico, hanno sottolineato la comune soddisfazione eseguendo brani musicali popolari molto graditi e applauditi. Numerose e gradite le adesioni pervenute: dal Vicario Generale di Zurigo, alle Presidenze della Verwaltugskommission e della “Don Bosco Stiftung” e a quella di don Angelo Santorsola, Superiore salesiano dell’Ispettoria dell’Italia meridionale (IME), da cui dipende la presenza di Zurigo.
La festosa giornata si è conclusa come nelle tipiche feste di compleanno… Con una torta artistica elaborata da una giovane oratoriana, Elisa Canella, che ha raffigurato Don Bosco, Don Rua, i salesiani, Zurigo e i 120 anni.
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