Quando ad inizio anno don Giampiero De Nardi, missionario salesiano italiano a San Benito Petén si ritrovò tutte quelle casse, pur rallegrandosi per la generosità dei benefattori, pensò fra sé e sé: “E con queste che ci faccio? Anche se nella nostra clinica ne usassimo una decina tutti i giorni, mi basterebbero per i prossimi cinquant’anni!”. Ma “a cavallo donato non si guarda in bocca” e di certo non si spreca nulla nell’unico Paese del Centroamerica che ha visto aumentare i livelli di povertà negli ultimi dieci anni.
Ad ogni modo, a distanza di pochi mesi quelle mascherine si sono rivelate fra i beni più utili quando anche la sua parrocchia ha partecipato alla raccolta straordinaria di aiuti per le vittime dell’eruzione del vulcano Fuego. Assieme alle bende per fasciature che aveva trovate stipate nel container, le protezioni per i soccorritori e per gli infermieri accorsi nella zona colpita si sono rivelate una benedizione, di cui la comunità di San Benito è stata come il tramite: “A quanto pare la donazione il Signore me l’aveva mandata, ma non per i miei parrocchiani!” ha commentato il missionario italiano.
L’eruzione ha colpito direttamente e indirettamente 1,7 milioni di persone, causando un numero imprecisato di morti. I dipartimenti di Escuintla, Chimaltenango e Sacatepéquez sono stati i più colpiti dalla calamità. Il Coordinamento Nazionale per la Riduzione dei Disastri (Conred), che si occupa di organizzare le attività a favore degli sfollati, ha parlato di 12.000 vittime e di oltre 3.300 persone nei rifugi abilitati. Ma ci sono fondate ragioni per ritenere che queste cifre siano parziali.
La Chiesa si è mossa per rispondere a questa emergenza nazionale: le parrocchie si sono immediatamente trasformate in punti di raccolti di viveri in tutto il Guatemala e in alcuni casi, soprattutto nelle diocesi colpite, anche in rifugi di emergenza per le famiglie ritrovatesi senza casa.
Anche la parrocchia salesiana di San Benito Petén ha organizzato una raccolta in due fasi per aiutare gli sfollati: la prima, immediata, è stata quella di generi alimentari e medicinali, la seconda è stata quella di denaro da inviare insieme con le altre parrocchie del Vicariato del Petén. “La risposta è stata generosissima” commenta il missionario.
Diverse persone hanno partecipato all’appello delle autorità a fornire beni in grado di alleviare i disagi delle vittime e si sono impegnate per fronteggiare il bisogno. “È impressionante sapere che tutto l’aiuto che i guatemaltechi stanno dando sta arrivando a destinazione, che i rifugi sono forniti di cibo, di acqua e di vestiti. Viviamo molto lontano dalle zone colpite dall’eruzione del vulcano, però condividiamo con le zone colpite da questo disastro le difficoltà di ogni giorno”.
Il Guatemala è al quinto posto tra i dieci Paesi con più morti segnalati a causa di disastri naturali. In questi ultimi cinque anni, è stato devastato da: due tremendi terremoti, un uragano, un’inondazione, diverse frane e adesso l’eruzione vulcanica. Per non parlare del disastro ecologico del fiume “La Pasión”, dove sono stati gettati rifiuti tossici che hanno provocato la morte di tutta la fauna ittica e della flora.
“A volte penso che ci stiamo come abituando al fatto che ogni anno debba succedere un disastro, e questo pensiero mi terrorizza” scrive don De Nardi.
Ma nella circostanza ciò che più impressiona sono due elementi: la lungimiranza della Provvidenza, e la solidarietà della gente con poche riscorse. Testimonia don De Nardi: “un Paese povero sta dimostrando in tutte le situazioni di emergenza una generosità encomiabile”.
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