Il silenzio degli oppressi
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28 Febbraio 2018
Foto da: Missioni Don Bosco

Le reti sociali hanno inondato di immagini e commenti la tragedia in Siria. È difficile non essere commossi dalle immagini che ci presentano la sofferenza dei più deboli. I Salesiani sono presenti in quel paese dal 1948 e sperimentano l’angoscia di migliaia di bambini e giovani a Damasco e Aleppo.

Un salesiano ha alzato la voce per avvertirci di un aspetto fondamentale di questa guerra: l’obiettività dell’informazione. Don Mounir Hanachi riconosce che il governo siriano non è formato da “santi o angeli”, eppure sostiene che in questo conflitto ha dalla sua parte la maggior parte della sofferente popolazione della Siria.

“Ghouta non è un quartiere di vittime perseguitate dal regime, come si racconta – afferma il Salesiano –. È l’esatto contrario. Sono anni che sparano missili sulla capitale, uccidono innocenti, poveri civili. Quanti sono i bambini morti qui di cui nessuno parla? Questi non sono l’opposizione, sono terroristi, vengono da ogni parte del mondo, e l’esercito siriano ha il diritto di difendere la dignità dei Siriani e il paese”.

Il bombardamento di Ghouta si è intensificato nell’ultima settimana, perché il governo prepara l’assalto finale per riprendere il quartiere. “Tutto il giorno si sentono gli aerei dell’esercito che sorvolano la capitale. Spero che l’attacco cominci presto e che la zona venga finalmente liberata, come è stata liberata Aleppo” afferma.

Si è ormai arrivati all’ottavo anno di guerra in Siria. Una guerra descritta sulle reti sociali attraverso immagini e messaggi che “informano parzialmente” sui fatti e che formano pregiudizi nelle nostre coscienze, rafforzando false percezioni della realtà. Molte domande rimangono senza risposta. Com’è iniziato questo conflitto? Chi finanzia questi ribelli che da anni si sono trincerati a Damasco, Aleppo e in altre città della Siria? E infine, ci sono altri interessi per le potenze coinvolte in questa guerra?

È importante per le grandi potenze sfruttare la capacità dei media digitali e creare una visione che non chiarisca i limiti dei dati oggettivi di informazione e che mantenga una nebulosa di disinformazione.

Proprio quest’anno Papa Francesco ha messo in guardia da questo pericolo: “L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili. In secondo luogo, queste notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione dei destinatari, facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale”.

È importante esercitare la capacità critica e chiedersi se tutto ciò che viene detto, visto o letto è vero. È bene chiedersi se tutto ciò che appare sulle reti sociali sia vero.

È un dato di fatto che nel caso della Siria la disinformazione sia evidente e la grande assente nei media mainstream sia la voce dei cristiani e di coloro che si trovano dall’altra parte. “Molto di quello che è stato raccontato sulla Siria in questi anni è stato manipolato – conclude don Hanachi –. Perché nessuno ci chiede cosa sta accadendo qui? Vi prego, raccontate solamente ciò che stiamo vivendo da sette anni a questa parte”.

Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l'indifferenza dei buoni. (Martin Luther King)

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