Guatemala – Raùl Vásquez Diéguez: un’exallievo e Salesiano Cooperatore pluripremiato

(ANS – Città del Guatemala) – Raùl Vásquez Diéguez si definisce “salesiano dalla nascita”: “Ho conosciuto Don Bosco da bambino, ho trascorso tutta una vita accanto a Lui nella scuola salesiana della mia città… Don Bosco mi è stato sempre vicino”. Ha prestato servizio, a livello locale, nazionale e regionale, nell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, così come nell’Associazione Exallievi, e da diversi anni è Direttore e Delegato per gli Exallievi dell’Opera Tecnica di Città del Guatemala e coopera con la Fondazione “Alberto Marvelli” in favore dei giovani più disagiati. Per il suo impegno è stato premiato dal Governo Italiano con la Condecorazione di Cavaliere “Stella della Solidarietà”, e dalla Santa Sede con la “Croce Pro Ecclesia et Pontifice”.

di Peter Kovác

Perché sei stato premiato?

Anch’io mi pongo la stessa domanda… Per premiare i miei anni come Salesiano Cooperatore ed Exallievo. Io mi sento un vero Salesiano Cooperatore e un vero Exallievo di Don Bosco! Non posso essere una cosa senza l’altra. È come l’anima al corpo, come il giorno alla notte. Questo riconoscimento è di tutti noi Exallievi, Salesiani Cooperatori; una significativa approvazione per il lavoro della Famiglia Salesiana ed un bel modo per dire a tutti: “Siete avanti…”

Quali sono per te i valori più importanti?

Quelli che ho imparato a casa, in famiglia. Mia mamma è una donna molto religiosa, però di una religiosità pratica, una religiosità attiva, dove non ci si deve mai dimenticare che Dio si trova accanto a me tramite le persone, specialmente quelle più disagiate. Per questo i valori essenziali sono quelli della cordialità, del saper ascoltare più che parlare, della fedeltà, del servizio, della donazione di se.

Ritieni che la figura di Don Bosco possa servire da guida al giorno d’oggi? È importante la presenza dei Salesiani su Facebook o Twitter?

Penso di sì. Ci troviamo nell’era della comunicazione e senza dubbio Don Bosco avrebbe fatto uso di Facebook, Twitter, Internet, anche del telefonino. Perché questi sono i mezzi dei ragazzi, sono proprio queste le possibilità per fare il bene, anche per lottare contro il male, contro tutto ciò che non è utile alla persona umana.

Qual è, secondo te, la sfida centrale che abbiamo davanti?

Come Exallievi penso sia il collaborare di più con i Salesiani. Voglio dire, assumersi l’incombenza di alcune opere insieme ai Salesiani che sì, con il carisma e lo spirito di Don Bosco possono fare tanto, però molte volte per l’età avanzata o per la salute carente non possono più lavorare come vorrebbero. Noi “figli” dobbiamo attribuirci la responsabilità dei nostri “genitori spirituali” per garantire una vera famiglia a tanti ragazzi bisognosi.

Quali elementi di pensiero e di prassi dovrebbero caratterizzare un laico credente?

Penso che il laico debba essere pratico, concreto non aspettare, non fare tanti programmi, come si è soliti organizzare adesso: “Una Commissione che comincia a organizzare un’altra Commissione”… Vuol dire non essere burocratico, bensì “concreto”. Lavorare e pregare come faceva Don Bosco; non si può perdere tempo, i laici non possono aspettare in un mondo che vuole risposte, in special modo dalla politica, dall’economia, dalla cultura. Tutto quanto parla ai ragazzi.

A chi vorresti somigliare? Come vedi il tuo futuro?

Somigliare a Don Bosco. A quel Don Bosco che ho conosciuto tramite tanti bravi Exallievi, un Don Bosco amico, amabile, sempre pronto ad ascoltare con il cuore, capire i tempi e soprattutto i tempi dei ragazzi, un Don Bosco capace di pregare in mezzo agli ostacoli del mondo e della vita. Pensando al futuro non lo vedo come un qualcosa di brutto. Penso alla morte e per questo voglio prepararmi. Mi piacerebbe morire in piena attività, in mezzo ai ragazzi, forse in un cortile, nello studio, nella cappella; cadere in terra lavorando nello stile di Don Bosco. Non è una forma romantica di parlare e un modo concreto di condurre la propria vita?

Fonte: Exallievi NewsFlash

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