Italia – In memoria di don Pietro Zago, SDB

10 Gennaio 2018

(ANS – Perosa Argentina) – Ha avuto un grande impatto nella Congregazione Salesiana, specialmente in Asia-Oceania, la morte di don Pietro Zago, missionario salesiano scomparso lo scorso 28 dicembre 2017 a Perosa Argentina, nei pressi di Torino, dove si era ritirato da pochi mesi a motivo del peggioramento della sua salute, dopo una vita spesa per i ragazzi e giovani più bisognosi in diverse nazioni del mondo.

“Era un uomo di preghiera, un devoto figlio di Maria. Era Don Bosco in mezzo ai giovani” dice di lui don David Buenaventura, dalle Filippine, dove don Zago servì per oltre 25 anni, divenendo dal 1992 al 1997 anche primo Superiore dell’Ispettoria delle Filippine Sud (FIS).

“Non pochi hanno espresso il desiderio di seguire Gesù nella vita consacrata vedendo il suo stile di vita allegro e gioioso. Io sono uno di questi che, affascinati dalla sua risata e dal rosario sempre pendente, si è trasferito a vivere con la comunità salesiana guidata da questo amorevole padre” dichiara don Samuel Adnan Ghouri, il secondo sacerdote salesiano pakistano.

Gli fa eco mons. Patrick Buzon, SDB, vescovo di Bacolod, sempre nelle Filippine: “la nostra più profonda gratitudine verso il nostro fondatore dell’Ispettoria FIS e della missione in Pakistan. A livello personale, grazie, caro don Peter, per avermi accompagnato con pazienza! Goditi la tua meritata ricompensa nella casa del Padre e prega per noi”.

“Don Peter non starà riposando… nemmeno in Paradiso. Sarà impegnato a creare un nuovo Centro di Formazione Professionale o un altro oratorio per i poveri… Resta un vero modello per tutti noi”, afferma con arguzia mons. Luciano Capelli, SDB, vescovo di Gizo, Isole Salomone.

“Fu lui ad avviare il lavoro presso la Scuola Tecnica Salesiana di Vunabosco. Ancora oggi viene ricordato dai primi allievi e dalla gente di Rabaul. Che riposi in pace!” aggiunge mons. Francesco Panfilo, SDB, arcivescovo di Rabaul, Papua Nuova Guinea.

Dei suoi quasi 83 anni di vita don Zago ne ha spesi 62 come missionario, servendo i giovani di India, Indonesia, Timor Est, Filippine, Papua Nuova Guinea, e infine Pakistan – dove spese gli ultimi 18 anni della sua vita, fondò le due opere attualmente presenti nel paese (Quetta e Lahore) e contribuì alacremente al sostegno di rifugiati e poveri e alla ricostruzione dei villaggi dopo il sisma del 2005 e le alluvioni del 2010.

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