Sierra Leone – “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Misericordia in azione con Don Bosco Fambul

07 Luglio 2017

(ANS – Freetown) – “Una volta una guardia ci ha detto che non eravamo autorizzati ad uccidere gli scarafaggi, perché la nostra vita valeva meno della loro” racconta un prigioniero rinchiuso da 4 anni nel carcere di Pademba Road di Freetown, Sierra Leone. Lì dentro la vita dei detenuti, “uomini senza volto”, è un esperienza di continua sofferenza: non a caso quel carcere è stato denominato “l’inferno sulla terra”. Ma per chi vi ha soggiornato non è facile vivere nemmeno una volta usciti di là. A meno che non ci sia qualcuno ad aiutarli.

Nel primo semestre del 2017 l’équipe legale dell’ONG salesiana “Don Bosco Fambul”, ha favorito il rilascio di diversi detenuti, beneficiari delle attività salesiane, attraverso il pagamento della cauzione, delle multe e degli onori giudiziari. Per assicurare tali risultati l’équipe ha avuto diversi incontri con il Consiglio di Assistenza Legale, che si occupa di tutelare i più deboli in tutto il paese. I membri del Consiglio hanno lodato il lavoro svolto finora dal Don Bosco Fambul e si sono impegnati a sostenerne pienamente le attività. L’équipe salesiana, da parte sua, ha completato e restituito i moduli per l’accreditamento, mentre i membri del Consiglio hanno potuto visitare le strutture degli uffici legali del Don Bosco Fambul.

A breve verranno presi dei contatti tra le parti interessate per far fronte alla situazione di alcuni detenuti in carcere senza una specifica accusa da ben 5 anni.

Inoltre, come ogni anni, il 27 aprile, anniversario dell’Indipendenza del paese, il Presidente della Repubblica ha concesso la scarcerazione a 144 prigionieri, dei quali 4 beneficiari dell’opera salesiana.

I detenuti che ottengono la scarcerazione sanno di poter andare presso il Don Bosco Fambul e ricevere sostegno sotto forma di abbigliamento, prodotti alimentari e l’assistenza economica necessaria per tornare ai loro villaggi e case. Tuttavia, neanche allora la situazione è facile. Ha spiegato uno di loro: “uscire è stato come passare dall’inferno al paradiso. Ottenere nuovamente la libertà è un’esperienza meravigliosa; ma appena fuori mi sono reso conto che non sapevo dove andare, perché nessuno mi stava aspettando, non sapevo nemmeno dove dormire. L’unica possibilità era tornare per la strada… Oppure andare al Don Bosco Fambul. Grazie a Dio, c’era un posto per me nella Casa Accoglienza, la mia unica possibilità per una nuova vita”.

InfoANS

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