di Xavier Costa
Don Marquès osserva “la situazione dei giovani a Duékoué, segnata dalle guerre del 1997 e del 2011. Lo scorso anno si sono svolte le prime elezioni presidenziali dopo la crisi elettorale del 2011, sebbene con il boicottaggio di una parte dell’opposizione che continua a sostenere il presidente Gagbo (…). Quando un paese è stata segnato dalla guerra, la prima cosa che si nota è il mancato riconoscimento dei risultati da parte dei sostenitori del governo di turno”.
I giovani in Costa d’Avorio parlano della guerra. Forse la pace e la tranquillità che li circondano sono quelle di chi non vuole o non può fare diversamente; perché ogni giorno c’è da trovare da mangiare, pagare la scuola per i bambini, curare i malati e, se possibile, mettere da parte qualche risparmio.
I ragazzi del Centro Professionale Artigianale e Rurale (CPAR) condividono la stessa mentalità. “Per loro non c’è una cultura progettuale, ma piuttosto dell’immediato; cioè un diploma professionale per affacciarsi al mercato del lavoro. Questa sfida li motiva, ma li rende anche indifferenti alla vita politica del loro paese. Molti sono abbastanza grandi per votare, ma pochi hanno partecipato alle ultime elezioni, perché non credono più nella politica e nei politici” spiega don Marquès.
“Per i Salesiani e gli educatori la sfida è saper promuovere i valori della coscienza sociale e della responsabilità politica e non lasciarsi trasportare dall’inerzia della urgenza di ogni giorno. La pace non può essere solo l’assenza di violenza, deve poter essere un progetto futuro” conclude infine il Salesiano.