In Corea del Sud ci sono circa 6.000 lavoratori migranti di Timor Est, per lo più giovani di 20 anni che lavorano sulle barche da pesca nei villaggi di pescatori o sono impiegati nelle aree rurali del Paese svolgendo lavori semplici ma molto duri.
Il Cardinale, una volta giunto nella Casa Ispettoriale salesiana, ha condiviso un momento cordiale e fraterno con i salesiani. Essendosi recato in Corea del Sud già tre volte - nel 2000 quando era Delegato alla Formazione dell’allora Visitatoria di Timor Est-Indonesia; nel 2017 quando era Vicario Ispettoriale e nel 2021 quando è stato ordinato Arcivescovo di Dili - il Cardinale do Carmo da Silva ha un grande interesse e conoscenza di questo Paese. In particolare, il numero di giovani lavoratori migranti in Corea del Sud è aumentato drammaticamente negli ultimi anni, e lui ha compiuto grandi sforzi per fornire loro assistenza pastorale. La sua visita in questo Paese ha dunque lo scopo di incontrare questi lavoratori migranti.
Timor Est è un Paese giovane, con il 65% dei suoi 1,3 milioni di abitanti di età inferiore ai 30 anni. Più di 6.000 di questi giovani sono lavoratori migranti in Corea del Sud, ovvero lo 0,5% della popolazione. Come spiega il Cardinale, “ogni mese, centinaia di giovani lasciano Timor Est per Paesi stranieri come l'Australia e la Corea del Sud, in cerca di lavoro e di un futuro migliore, il che significa che tutto ciò, a Timor Est, scarseggia”.
Il Cardinale salesiano ha offerto però una prospettiva diversa per quanto riguarda i lavoratori migranti di Timor Est. Essi non sono, infatti, solo persone che colmano la carenza di manodopera in Corea del Sud, ma rinnovano vitalità e testimonianza di fede della Chiesa locale. Infatti, la devastazione delle aree rurali ha portato allo svuotamento delle chiese locali, e si spera che i lavoratori migranti di Timor Est che lavorano in queste aree siano in grado di riempire il vuoto per qualche tempo e di integrarsi abbastanza bene da testimoniare in modo visibile la loro fede profonda nella società coreana.
Avendo appena ospitato Papa Francesco, il Cardinale Virgílio do Carmo da Silva ha avuto un suggerimento di grande saggezza per la Chiesa coreana, che ospiterà peraltro la Giornata Mondiale della Gioventù del 2027. “I giovani vogliono incontrare il Papa – ha detto – Noi vescovi siamo rimasti molto sorpresi nel vedere quanto i giovani fossero entusiasti della sola presenza del Santo Padre”. L’Arcivescovo di Dili ha pregato che la prossima GMG sia un luogo di “riconciliazione”, che guarisca le molte ferite in Corea e in tutta l’Asia orientale. “Centinaia di migliaia di giovani verranno da tutto il mondo – ha ricordato – e se solo potessimo avere una festa di riconciliazione con loro… Tra Nord e Sud, tra Paesi vicini, tra ricchi e poveri, tra generazioni, tra etnie, tra religioni, tra regioni e tra storie... Abbiamo così tanto da riconciliare, e spero che Seoul 2027 ne sia il centro, perché non ci sarà mai un'altra occasione come questa, con i giovani che si riuniranno e svolgeranno un ruolo di primo piano nel portare avanti la riconciliazione. Diventeranno essi stessi messaggeri di riconciliazione e la diffonderanno in tutto il mondo”, ha proseguito il Cardinale.
Il Cardinale do Carmo da Silva ha anche espresso la sua gratitudine e i suoi migliori auguri alla Chiesa coreana e alla Famiglia Salesiana. “La Chiesa coreana e la Famiglia Salesiana sono state generose nell'aiutarci a Timor Est con vari progetti e sono grato che grazie al loro sostegno la vita della nostra gente stia gradualmente migliorando e le nostre speranze per il futuro stiano diventando più luminose. Vi chiedo di continuare a dimostrare il vostro spirito di solidarietà con l'umanità e l'amore di Cristo, e in particolare chiedo alla Chiesa coreana di aiutare i nostri lavoratori migranti”.
Dopo la visita ai Salesiani, il porporato è ripartito alla volta di Asan, dove si è svolto il Congresso dei lavoratori migranti.