L’incontro si è svolto presso la “Casa Vianney” di Montevideo e ha visto la partecipazione come relatore del laico argentino Oscar Campana, docente, scrittore di diversi libri e professore di Teologia, che ha affrontato il tema della sinodalità come modalità di condivisione della missione.
Dopo una dinamica iniziale pensata per favorire l’interazione tra tutti i presenti, il Superiore dell’Uruguay, don Alfonso Bauer, ha dato il benvenuto ai partecipanti e ha sottolineato il valore dell’Assemblea come istanza “di condivisione, salesiani e laici, in vista della missione”, rinnovando l’invito alla sinodalità quale cammino fatto insieme.
Successivamente, il neo Delegato ispettoriale per la Pastorale Giovanile, don Raúl García, ha illustrato l’obiettivo dell'incontro: “Fornire degli input per un discernimento comune sullo stile sinodale di cui ha bisogno la missione salesiana nell’odierno Uruguay”.
Quindi, nei suoi interventi, Campana ha offerto una riflessione sulle radici della sinodalità nella Chiesa, ha fatto riferimento all’invito di Papa Francesco, alla rilevanza peculiare della sinodalità nel contesto ecclesiale e sociale uruguayano e alla necessaria trasformazione personale e comunitaria che essa richiede.
Innanzitutto, ha chiarito che la sinodalità "”non è una novità o una moda occasionale”, ma che sinodo “è un nome proprio della Chiesa, forse troppo a lungo dimenticato”.
Ha perciò segnalato che “il contesto attuale” rende necessario “ricreare, adattandola (la Chiesa) a questi tempi, con esperienze che sono state virtuose: convocare il pensiero, creare circoli multipli di dialogo, osare sperimentare, rischiare il provvisorio, esporsi sulle frontiere... Recuperare nuovamente quell’intuizione conciliare secondo cui non è possibile pensare l’ad extra della Chiesa senza ripensare l’ad intra. E viceversa”.
Nel suo secondo intervento all’assemblea, l’esperto ha riflettuto sulle modalità di concretizzazione dell’animazione e della leadership in chiave sinodale.
“Stiamo andando verso una Chiesa sempre più laica, dove sarà urgente uscire dai modelli clericali ereditati”, per andare verso “presenze marcatamente laiche, che incarnino il carisma a partire dalla propria realtà e con il proprio stile”, ha sottolineato Campana. Pertanto, “dobbiamo passare dal lamento per ciò che è andato perduto alla costruzione virtuosa di un’identità carismatica”, ha insistito. Ha sottolineato che in questo scenario “non si tratta di amministrare eredità, ma piuttosto di attraversare le incertezze che si vivono nelle scommesse della fede e del carisma come compagni di strada”.
Ha anche sottolineato che non si tratta di “avere a che fare con una ‘quota’ di giovani o di poveri. Non sono una decima; si tratta di mettere le nostre case al loro servizio. Fare delle nostre case le loro case”. Per rendere possibile la trasformazione, ha aggiunto ancora, è necessario “valutare se gli ostacoli su questo cammino hanno a che fare con noi stessi, con ciò che abbiamo ereditato, con le nostre inerzie istituzionali” e quindi “essere in grado di cambiare ciò che deve essere cambiato”.
“Essere fedeli al carisma non implica l’eterna ripetizione della stessa cosa; è saper leggere i tempi in cui viviamo con la nostra unica sensibilità” ha concluso l’esperto argentino.
Durante le due giornate si sono susseguiti spazi di condivisione di esperienze locali inerenti a “semi di sinodalità” da far fiorire, oltre a momenti di discernimento sui temi affrontati dall’esperto e diverse celebrazioni.
L’Assemblea si è conclusa con la Messa presieduta dall’Ispettore Provinciale e un tempo di agape fraterna.
Nell’omelia, don Bauer ha invitato a “continuare a dare la nostra vita alla maniera di Gesù e di Don Bosco ovunque ci troviamo, a mettere i ragazzi al centro delle nostre preoccupazioni”. “Che possiamo continuare a costruire comunità dove incontrarci, discernere, vivere la fede, essere migliori e rafforzarci per andare incontro a coloro che ci aspettano; e, da lì, tornare alla comunità per condividere questa visione e continuare a dare la vita”, ha augurato, ricordando ai presenti che “Gesù ci ha chiamati come educatori ed evangelizzatori per servire”.
Al termine della Messa sono state premiate alcune persone significative che sono passate per ogni comunità e che sono state riconosciute essere “semi di sinodalità”.
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