L’opera, prodotta nel 1935, quando era ancora viva nell’aria la canonizzazione del Santo, officiata da Papa Pio XI la domenica di Pasqua del 1934, costituisce un’accurata biografia di Don Bosco: dall’incontro con il canonico che lo avvierà agli studi, don Calosso, alla vocazione quando era ancora ragazzo; dalla partenza dalla casa materna all’arrivo a Chieri. Seguono poi l’interessamento ai giovani delle carceri, la nascita dell’Oratorio, con le susseguenti contrapposizioni con il vicinato e le autorità locali, fino all’avvio delle scuole professionali ed agricole, la fondazione della Congregazione Salesiana, le prime missioni e infine la morte, nel 1888, con una coda dedicata proprio alla canonizzazione.
Della pellicola è stato scritto: “Nobile affermazione delle possibilità che il cinema possiede quando saggiamente unisce l'arte alle finalità educative” venne scritto su “Segnalazioni cinematografiche”, (vol. 1, 1934-1935).
L’opera rappresenta un classico esempio di genere agiografico, ma arricchita da un linguaggio ricercato e soluzioni sapienti. In effetti su “Cinema Illustrazione” del 12 giugno 1935, tuttavia il film venne catalogato come un semplice “documentario di carattere informativo”, ma si scrisse comunque: “Alessandrini è uno dei nostri più giovani e intelligenti registi; le pagine belle sono parecchie e alcune scene – come quella della morte del Santo – raggiungono un clima di vera poesia e una potenza drammatica infallibile”.
Girato negli stabilimenti cinematografici FERT di Torino, oltre che a Chieri e nel Monferrato, e prodotto dalla “Lux Film”, il film si caratterizzò anche per la partecipazione alle riprese di attori non professionisti, tra cui diversi Salesiani di Don Bosco.
Ad essere incaricato dai salesiani del coordinamento del lavoro e della cura dei contatti con la Lux è il Segretario del Consigliere Professionale Generale don Domenico Molfino. Don Molfino si rivolge, per la scrittura del soggetto, a don Rufillo Uguccioni, storico salesiano e noto autore di libri per ragazzi stampati dalla Sei, casa editrice salesiana. Il canovaccio di don Uguccioni perviene quindi ad Onorato Castellino, professore di lettere presso un liceo torinese e curatore di numerose edizioni critiche di classici della letteratura non solo italiana, incaricato dalla Lux di redigere la sceneggiatura.
La partitura musicale è dell’importante compositore italiano moderno Gian Francesco Malipiero. E la coda sulla canonizzazione si avvale di spezzoni del cinegiornale dell’epoca.
Il Don Bosco di Alessandrini, adeguatamente promosso da un buon numero di articoli “di lancio”, esce nelle sale pubbliche di prima visione nella settimana di Pasqua del 1935, in tempo per celebrare il primo anniversario della canonizzazione del Santo. Gli articolisti del “Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Il Messaggero”, “L'Osservatore Romano”, “La Rivista del Cinematografo”, e di tanti altri quotidiani e periodici, salutano con favore la pellicola. Eppure il successo di pubblico è nettamente inferiore alle attese dei Salesiani, della Lux, e della critica stessa.
Ben diverso e fortunato sarà il destino della pellicola uscita silenziosamente dal circuito delle sale del Regime quando, divenuta proprietà salesiana, avrà la possibilità di farsi apprezzare dal vasto pubblico popolare che affollava le sale parrocchiali e gli oratori di gran parte del mondo.
La pellicola fa parte del fondo filmico della Congregazione Salesiana depositato nel 2016 presso il CSC-Archivio nazionale cinema impresa di Ivrea, costituito da circa 500 film che offrono una preziosa documentazione della presenza dei salesiani in molti Paesi del mondo.
Utilizzato ancora oggi per la presentazione di Don Bosco in tanti Paesi e realtà del mondo, doppiato in diverse lingue, è accessibile in rete in diversi idiomi.
Segnaliamo per i lettori di ANS la versione italiana ed inglese.
Fonti: Cinematografo, Archivio del Cinema Italiano, “Gati, Rota e la musica Lux. La nascita delle colonne sonore d’autore” (in “Lux Film”, a cura di A. Farassino).
Gian Francesco Romano