Italia - Don Bosco nell'esercito dei camici bianchi in prima linea

29 Dicembre 2020

(ANS – Torino) – Una popolare serie di telefilm americani si intitola “E.R: medici in prima linea”. Ma se ci guardiamo intorno, scopriamo che i suoi protagonisti non sono frutto della fantasia, perché esistono davvero e vivono vicino a noi. Sono gli eroi dei nostri giorni, che quotidianamente indossano il camice bianco con l’impavido orgoglio di un’uniforme.

E ci sono anche i cappellani che da un anno, tutti insieme, affrontano il Covid-19 con coraggio e fede ammirevoli. Desideriamo pertanto ringraziare tutte queste straordinarie persone per quanto stanno facendo con il più commovente e lodevole slancio di carità. Partiamo innanzitutto dagli operatori sanitari, medici, infermiere, infermieri e in particolare tutti coloro che sono exallievi delle Scuole Salesiane e continuano la loro professione con lo stesso spirito di San Giovanni Bosco, vivo e attivo accanto a loro in questa quotidiana battaglia.

Tra i cappellani, un ringraziamento speciale a don Mina Yussef Wakim, sacerdote salesiano. Egli svolgeva il suo ministero a Torino nell’Ispettoria ICP, ma non appena si è laureato in Psicologia il 18 marzo 2020 ha voluto dare una mano per aiutare la gente dove c’era più bisogno nell’affrontare la pandemia. La Divina Provvidenza l’ha condotto a svolgere un periodo di volontariato presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Città della Salute e della Scienza” di Torino, in qualità di Cappellano. Dall’inizio di settembre, don Mina è stato ufficialmente assunto all’ASLTO 3 come collaboratore professionale e Cappellano dell’Ospedale di Rivoli. Fin dal primo momento, tutti hanno notato lo spirito gioioso e l’entusiasmo tipicamente salesiano che guidano don Mina nel suo servizio di cappellano. Quando visita gli ammalati, egli si presenta innanzitutto come salesiano e portatore di Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. La sua missione è al servizio dei pazienti, di coloro che li assistono, dei medici, degli infermieri e di tutto il personale del Nosocomio. Con impagabile calore umano, pazienza, dolcezza e capacità di incontro, egli porta lo spirito di Don Bosco nell’ambito ospedaliero in modo quanto mai efficace, perché la sua presenza nel servizio insieme con gli operatori sanitari è conforto, consolazione, speranza.

Con la sua disponibilità ventiquattro ore su ventiquattro e la sua costante visita ai pazienti, soprattutto quelli che hanno contratto il Covid-19, don Mina aiuta gli ammalati e il personale dell’Ospedale di Rivoli a sentire e vivere la gioia della domenica, cioè Gesù stesso che va a cercare i suoi figli prediletti ovunque il destino li abbia condotti. In altre parole, egli è un esempio di come la Chiesa vada incontro a tutti, soprattutto a chi ha bisogno senza mai farlo sentire solo. Grazie a don Mina, ci viene in mente il modo con cui Don Bosco visse l’epidemia del colera che scoppiò a Torino nel 1854. Con uno spirito altamente coraggioso egli aveva convinto un consistente gruppo di circa trenta ragazzi dell’oratorio a servire i colerosi, senza mai aver paura, confidando nella protezione della Vergine Maria.

Ingegnere Sergio

InfoANS

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