Mongolia – Una testimonianza di vita missionaria ventennale: intervista a don Andrew Tin

(ANS – Darkhan) – Sono trascorsi 20 anni dalla Spedizione Missionaria Salesiana del 2000, in occasione della quale partì anche don Andrew Tin, vietnamita di 53 anni, come missionario in Mongolia. La pandemia di coronavirus e le conseguenti restrizioni di viaggio lo hanno costretto a restare lontano dalla Mongolia per 10 mesi, ma ora è riuscito a farvi ritorno e ha condiviso una testimonianza della sua vita missionaria.

Cosa ti ha spinto verso la vita missionaria nel 2000 e cosa ti anima ancora oggi?

Già durante il noviziato ero ansioso di servire i giovani. Volevo offrire la mia vita per gli altri, per i più bisognosi. L’animazione dell’allora Consigliere Generale per le Missioni, don Luciano Odorico, è stata fondamentale per spingermi verso la vita missionaria. Vent’anni dopo, sento che la Mongolia è la mia chiamata e la mia vocazione. Nel periodo della pandemia sono tornato a casa mia, in Vietnam, e le limitazioni agli spostamenti mi hanno impedito di tornare immediatamente in Mongolia. La mia famiglia ha cercato di convincermi a restare in Vietnam. “C’è molto lavoro in Vietnam, non è necessario andare di nuovo in Mongolia”, mi dicevano. Ma questa non era la mia vocazione.

Cosa ti rende felice come missionario?

Credo che questo sia il piano di Dio per me. Dio mi ha chiamato e mi ha mandato verso questa missione. Qui posso vedere la speranza, il futuro, la gioia delle persone. Sono felice di contribuire all’educazione dei giovani e di condividere, con tutti, l’esperienza di fede.

Quali sono le principali sfide dell’essere missionario in Mongolia?

Attraversare le barriere geografiche, culturali e linguistiche è ancora estremamente impegnativo. In contesti culturali diversi dai propri è sempre difficile orientarsi e ci si può sentire confusi. Anche l’annuncio del Vangelo costituisce una sfida, perché la nostra – in Mongolia – è vista come una religione straniera. Infine, ci sono le sfide ambientali, che incidono sul nostro lavoro e a volte lo ostacolano. Tuttavia, sappiamo che Dio è onnipotente e presente ovunque: ha il potere di cambiare i cuori, le menti e di trasformare la vita.

Dopo 20 anni, quali sono i tuoi sogni per il futuro della Mongolia?

Come figli di un Sognatore, i sogni sono tanti! Sogno salesiani missionari che abbiano cura e attenzione reciproca. Sogno una vita migliore per il popolo mongolo, dove tutti abbiano un lavoro adeguato da svolgere, i bisogni primari soddisfatti e una famiglia da amare! Sogno una Chiesa, in Mongolia, che sia accogliente e che fornisca una base per trasformare meglio questa società.

Fonte: AustraLasia

InfoANS

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