Di fronte a queste morti, l’atteggiamento dell’opinionista collettivo è spesso simile a chi, osservando le notizie di un cristiano ucciso oggi in Siria, uno domani in Iraq, uno dopodomani in Nigeria, si asciuga le lacrime senza troppa convinzione, dicendo, tra sé e sé: “ma che ci vuoi fare, scusa, in guerra c’è molta gente che muore, e quando si è in guerra, tra i tanti che muoiono, ci sono certamente anche dei cristiani”.
Ci saranno ancora dei cristiani in Medio Oriente nel Terzo millennio?
Rupert Shortt, giornalista e scrittore inglese molto conosciuto, in un libro recente parla di “Christianophobia”. Il suo è un viaggio globale dentro alla persecuzione dei cristiani, “una fede sotto attacco”. “C’è il rischio altissimo che le chiese scompaiano dalle terre bibliche”, scrive Shortt. I numeri sono impressionanti, un verdetto. I cristiani erano il 95% della popolazione mediorientale nel settimo secolo, il 20% nel 1945, il 6% nel 2016 e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora. “Ci saranno ancora dei cristiani in medio oriente nel Terzo millennio?”, si chiedeva il diplomatico francese Jean-Pierre Valognes nel libro “Vie et mort des chrétiens d’Orient”, pubblicato nel 1994. No, secondo Shortt.
L’esilio, l’alienazione e l’estraneità di questi cristiani d’Oriente, pegno della più antica memoria cristiana del mondo, è rappresentato dal funerale dei tre cristiani assassinati a Malatya, in Turchia, un tedesco e due turchi, legati, incaprettati e sgozzati nel 2007 soltanto perché stampavano delle Bibbie. Il funerale si è svolto nella chiesa Battista di Buca, nell’indifferenza totale della popolazione.
La fede di Myriam, bimba irachena in fuga dai fondamentalisti
Myriam è una bambina che è stata costretta a lasciare con la famiglia la sua città per sfuggire ai miliziani; ora è in Kurdistan.
Intervistatore: “Cosa senti nei confronti di quelli che ti hanno obbligata a lasciare le tua casa?”.
Myriam: “Non voglio far loro niente, chiedo solo a Dio di perdonarli”.
Intervistatore: “E anche tu puoi perdonarli?”.
Myriam: “Sì”.
Intervistatore: “Ma è difficile perdonare chi ci ha fatto soffrire”.
Myriam: “Io non voglio ucciderli, perché dovrei? Certe volte piango perché abbiamo lasciato la nostra casa, ma non sono arrabbiata con Dio, lo ringrazio perché si occupa di noi”.
Myriam ha detto queste cose ad un giornalista dell’emittente cristiana di lingua araba SAT-7, quando aveva appena 10 anni.
L’intervista completa è disponibile, sottotitolata in Italiano, qui:
Fonte: Bollettino Salesiano