Tali considerazioni sono state presentate ieri, 4 febbraio, in una conferenza stampa a Caracas, durante la quale sono intervenuti i rappresentanti dei tre organismi firmatari: mons. José Trinidad Fernández, vescovo ausiliare di Caracas, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV); don Francisco Méndez, Ispettore salesiano del Venezuela, per la Conferenza dei Religiosi e delle Religiose (CONVER); e María Elena Febres-Cordero Briceño, per il Consiglio Nazionale dei Laici del Venezuela (CNL).
Nel comunicato viene affermato che “il popolo venezuelano si è risvegliato, scende in strada perché desidera con forza un cambiamento nella direzione politica e democratica del Paese”; e le marce del 23 gennaio e del 2 febbraio, “danno testimonianza della forza e della perseveranza di un popolo che quando è chiamato in causa risponde positivamente di fronte al sogno di un miglior futuro, nel quale la vita non sia permanentemente a rischio, ma nel quale piuttosto ci siano opportunità per uno sviluppo umano integrale e per la riattivazione dei valori della pace, della riconciliazione e dell’incontro”.
Il documento sottolinea poi le difficoltà della vita civile e l’esigenza di una transizione verso nuove elezioni: “Sperimentiamo, in tutte le comunità nelle quali prestiamo servizio, e in tutto il contesto nazionale, una situazione dolorosa di ingiustizia e sofferenza per la carenza di ciò che è necessario per una vita degna e produttiva, e per la mancanza di difesa di fronte alla giustizia. Tutto questo ha generato, con determinazione e speranza, la ricerca di un cambiamento politico attraverso un processo di transizione pacifica e trasparente, che porti a elezioni libere e legittime, per riprendere la direzione della democrazia e giungere al ripristino dello Stato di diritto, alla ricostruzione del tessuto sociale, della produzione economica e della morale nel Paese, nel re-incontro di tutti i Venezuelani”.
Il percorso di transizione verso le nuove elezioni dev’essere condotto “in forma pacifica e attraverso gli strumenti presenti nella Costituzione nazionale, per evitare maggiori sofferenze e dolori al popolo”.
La nota definisce “moralmente inaccettabile la crescente repressione per motivi politici, la violazione dei diritti umani e le detenzioni arbitrarie e selettive. Come cittadini e servitori delle comunità, pretendiamo che gli organismi di sicurezza dello Stato non continuino a reprimere i loro fratelli venezuelani e assumano la sincera responsabilità di proteggere il popolo in ogni circostanza, soprattutto quando esercita il diritto della protesta pacifica”.
Con particolare forza viene chiesta alle autorità competenti la liberazione dei detenuti minorenni, per non “cadere in contraddizione con le stesse leggi che dicono di rispettare”. Nella nota viene espressa, poi, particolare gratitudine “agli attivisti che difendono e promuovono i diritti umani nei momenti di crisi e tensione nel Paese, per il servizio che svolgono nonostante i rischi”. Anche per loro viene chiesta “sicurezza personale e giuridica”.
La Chiesa venezuelana prosegue invitando tutto il popolo, “in questo momento cruciale della storia della Patria, a dare il meglio di sé, ciascuno nel proprio ambito di lavoro e di azione, perché, a partire dall’unità, dalla solidarietà e dalla responsabilità etica, con uno spirito di distensione, cerchiamo tutti il bene comune e lavoriamo senza sosta per la ricostruzione della democrazia dell’intera patria, evitando lo spargimento di sangue, come ha ben espresso Papa Francesco”.
Il documento evidenzia che “la Chiesa Cattolica è impegnata da molti anni nell’accompagnamento e nell’aiuto alla popolazione maggiormente colpita”, soprattutto attraverso la Caritas del Venezuela e le diverse istituzioni di promozione sociale della Chiesa, con uno sforzo esteso “a tutto il territorio nazionale”. Un servizio che proseguirà con “equità, inclusione, trasparenza e concretizzazione”.
Inoltre, “chiede che siano concesse le autorizzazioni necessarie per disporre degli aiuti umanitari, al fine di attenuare l’impatto della crisi sulle persone più vulnerabili”.
Infine, la Chiesa Venezuelana chiede di “incentivare la preghiera e una spiritualità incarnata nella situazione che il popolo sta soffrendo”, in particolare attraverso l’Eucaristia. A tal proposito, si invita a partecipare alla Messa di domenica 10 febbraio e di pregare in tutte le chiese per la pace, la riconciliazione e la libertà.
Sulla questione socio-politica venezuelana il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano e già Nunzio Apostolico nel Paese latinoamericano, ha riferito come il leader venezuelano Nicolás Maduro abbia scritto a Papa Francesco chiedendogli di favorire la riconciliazione nazionale.
Fonte: SIR