di José Carlos Martínez
Il tanto atteso “dialogo nazionale” è riuscito ad avere una sua portata grazie alla mediazione della Conferenza Episcopale. Ma non tutto è chiaro. Gli abitanti non si fidano di questo processo e hanno preso le proprie misure, causando blocchi nelle strade principali e fermando a poco a poco lo sviluppo delle attività.
Il Centro Giovanile salesiano di Managua è parzialmente chiuso, mentre la parrocchia è ancora funzionante. La scuola Don Bosco di Masaya ha completamente sospeso le sue attività. La cappella offre alcune celebrazioni. Anche la scuola Don Bosco di Granada ha sospeso le lezioni, mentre nella cappella si continua a recitare ogni giorno la novena a Maria Ausiliatrice.
L’arresto delle attività viene attuato per ragioni di sicurezza, mentre proseguono le manifestazioni, le strade vengono chiuse e non c’è accesso ai trasporti pubblici.
A pochi isolati dalla scuola “Don Bosco” di Granada ci sono chiusure delle strade, pneumatici che bruciano, barricate e colpi di mortai.
Anche oggi proseguirà il dialogo. Nel Paese, i vescovi hanno invitato i fedeli a realizzare una giornata di digiuno e preghiera per la pace.
Il marchio che la repressione ha lasciato sulla popolazione è indelebile. Il dolore e la disperazione sono il punto di partenza perché nel mezzo dell’incertezza e dell’instabilità ci sia ancora una dose di speranza. La voce del popolo non si spegne, la fede è rivolta a raggiungere la pace.