"Dal 19 aprile, la verità è vittima del silenzio, dando luogo ad incessanti repressioni: una guerra di polizia in tenuta antisommossa e soldati dotati di strumenti di morte, contro giovani che hanno potuto difendersi solo con le pietre. Il sangue degli innocenti inizia a scorrere; innumerevoli sono i feriti e i morti ... ", ha scritto don David Panezo, SDB, direttore della Scuola Salesiana di Granada.
I salesiani offrono l'Eucaristia per la pace e continuano ad accompagnare il popolo, essendo portatori di speranza.
La Chiesa ha un ruolo determinante in questa situazione, essendo la voce che annuncia senza paura il sentimento di un popolo che si unisce alla ricerca della pace. "La popolazione non è disposta a fare un passo indietro e lo dobbiamo ai giovani", ha detto mons. Silvio Baez, vescovo ausiliare di Managua.
È stata chiesta la mediazione della Chiesa. Il vescovo nicaraguense, mons. Rolando José Álvarez, è uno dei religiosi chiamati ad agire come mediatore. Inoltre, durante un'intervista con Telemundo, monsignor Báez ha dichiarato: "Ho pianto perché molti giovani sono morti inutilmente e ingiustamente e con una crudeltà senza limiti".
L'attività nei collegi salesiani di Masaya e Managua è ancora sospesa. Mercoledì 25 aprile, le lezioni sono riprese nelle scuole di Granada, ma nel pomeriggio tutte le attività scolastiche sono state sospese.
Sabato 28 aprile si è tenuta una "marcia per la pace e la giustizia", convocata dalla Chiesa cattolica a Managua. Durante l'omelia, il cardinale Leopoldo Brenes ha dichiarato che la Chiesa cattolica, a cui il presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha chiesto di assumere il ruolo di mediatore nel conflitto, si ritirerà dal dialogo, nel caso in cui il governo non mostri volontà di soddisfare le richieste che esige la popolazione, come il cessare della violenza.