In quest’anno in cui tutta la Famiglia Salesiana celebra il Bicentenario di quel sogno “programmatico” per Don Bosco, la ricorrenza della Messa “all’altare del pianto” – come è divenuto famoso nella letteratura salesiana – è un’occasione per ri-attingere alla stessa fonte che sostenne Don Bosco in tutta la sua vita, come fondatore della Congregazione e della Famiglia Salesiana, come formatore ed educatore, guida spirituale, sacerdote e prima ancora come cristiano: la sua sconfinata fede nella Divina Provvidenza.
Tale fiducia in Qualcuno in grado di andare oltre le sue forze e di sopperire a quanto egli avrebbe potuto fare era visibile in ogni suo gesto e progetto; ma forse la sua manifestazione più chiara ed evidente Don Bosco la diede proprio accogliendo la proposta di Leone XIII di occuparsi in prima persona della costruzione della chiesa del Sacro Cuore, che già attendeva da diversi anni di essere realizzata e che per diverse questioni (economiche, dovute alla natura del terreno, agli accordi per i lavori preesistenti, al sospetto delle autorità civili anticlericali…) era umanamente da sconsigliarsi.
Ecco cosa riportano le Memorie Biografiche di Don Bosco su questo punto (MB XIV, 580-581):
Secondo le nostre Costituzioni, Don Bosco non poteva impegnarsi a fondo in un affare di tanta mole senza prima interpellare il proprio Capitolo. Giunto pertanto a Torino e radunati i suoi consiglieri, espose loro la proposta del Santo Padre. Lunga fu la discussione. Tutti convenivano essere onorifica la proposta pontificia, ma onerosissima; aversi in quel tempo debiti per oltre a trecentomila lire, né sembrare cosa prudentemente e coscienziosamente consigliabile il metter mano a un'impresa che avrebbe inghiottito milioni. Dalla discussione si passò ai voti, che risultarono sei contrari e uno solo favorevole, quello certamente di Don Bosco.
Egli al vedersi respinta a quel modo la proposta del Santo Padre sorrise e disse: “Mi avete dato tutti un no rotondo, e sta bene, perché avete agito secondo la prudenza necessaria a seguirsi nei casi seri e di somma importanza com'è questo. Ma se invece di un no mi date un sì, io vi posso assicurare che il Cuore di Gesù manderà i mezzi per fabbricare la sua chiesa, pagherà i nostri debiti e ci darà ancora una bella mancia”.
Le sue parole, ispirate a sì viva fiducia nella divina Provvidenza, cambiarono di botto i pareri, sicché, rifatta la votazione, i sei no diventarono tutti sì. Anzi, poiché, esaminato il disegno, si trovò che era troppo angusto, ecco che, seduta stante, si deliberò di proporne al Santo Padre un altro più vasto che riuscisse degno del Sacro Cuore e di Roma. E così fu fatto.
La mancia altro non era che l’ospizio, il quale non entrava nelle intenzioni del Papa, ma sarebbe un di più, dato quasi a titolo di premio dal Sacro Cuore. I debiti della Congregazione, come il Servo di Dio [Don Bosco, all’epoca, NdR] aveva promesso e come attestò il cardinale Cagliero nei processi, vennero pagati senza che nascessero inconvenienti”.
Con la costruzione del tempio del Sacro Cuore al Castro Pretorio Don Bosco divenne, dopo l’apostolo di Maria Ausiliatrice, anche apostolo del Sacro Cuore di Gesù. E “la mancia” che profetizzò Don Bosco è ancora presente e viva, si è moltiplicata e porta avanti e innesta il carisma salesiano nella Città Eterna e nel cuore della Chiesa.