Gran parte del suo rettorato fu dedicato alla preparazione del Capitolo Generale Speciale, il 20°, e il Capitolo Generale 21°, per il rinnovamento della vita religiosa salesiana. Aprì le porte, nella Congregazione, al dialogo, iniziò a far funzionare le nuove strutture di Governo della Congregazione (i Regionali e i vari Consigli), si adoperò a far comprendere ed accogliere le nuove Costituzioni, iniziò il primo ridimensionamento delle opere Salesiane e il progetto per la Famiglia Salesiana.
Come ricorda don Santo Russo, SDB nel suo libro La Strenna di Don Bosco e dei suoi successori “Durante il suo rettorato trasportò la Direzione Generale da Torino a Roma, celebrò il centenario della prima spedizione missionaria, lanciò il volontariato missionario salesiano temporaneo, riorganizzò l’ufficio stampa. Dopo 12 anni di intenso lavoro di governo della Congregazione, sentì il bisogno, come il suo predecessore don Ziggiotti, di passare il testimone ad altri, e il 15 Dicembre 1977, diede le dimissioni”.
Don Ricceri svolse il suo Rettorato in un periodo storico molto delicato e in fermento: il periodo della crisi che coinvolse anche la Congregazione salesiana dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e il periodo del ‘68. Visse questi anni difficili del rinnovamento e della contestazione non senza dolori, incomprensioni, correzione di deviazioni, tensioni, ma con polso fermo e deciso, mantenendosi fedele allo spirito di Don Bosco, lottando per l’unità della Congregazione, per il suo giusto rinnovamento e adattamento alle nuove esigenze, in uno spirito che è stato definito di “fedeltà dinamica”.
E dalle sue stesse parole si ricava cosa significasse la strenna per lui. Infatti, nell’Introduzione al commento della strenna del 1968 ebbe a dire: “Strenna, anzitutto, vuol dire dono, vuol dire amicizia, famiglia, familiarità... Nella tradizione delle nostre buone famiglie c’era proprio la strenna che si riceveva per Capodanno, e che è stata poi sofisticata ...; ma la sostanza è rimasta: il figliolo, la figliola che ricevevano dai genitori, dai parenti, il dono.
E nel presentare la strenna del 1973, aggiungeva: “Essa non ha un semplice valore sentimentale, non è un retorico slogan, ma viene a dare a tutti i membri della nostra famiglia un vero programma di azione e di vita che attuato ci unisce negli stessi intenti; e mentre è assai utile al singolo, riesce di non piccolo vantaggio alla comunità che - comunque articolata - si sente impegnata in uno sforzo unitario verso una meta che interessa la nostra comune vocazione”.
Dopo don Ricaldone, anche don Ricceri riprese a fare una presentazione, con commento ufficiale, solitamente non molto lungo. Inoltre, con lui la strenna inizia ad essere data in forma ampia a tutti i membri della Famiglia Salesiana. Nei suoi 12 anni di Rettorato ha lasciato 13 strenne, tramandate 9 dagli Atti del Consiglio Superiore e 4 dal Bollettino Salesiano del tempo.
A differenza dei suoi predecessori la formulazione delle strenne, almeno nella maggior parte, è articolata e abbastanza lunga. Molte strenne sono determinate da avvenimenti particolari della Chiesa o della Congregazione, specialmente il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Non mancano però i riferimenti anche a temi ordinari della spiritualità salesiana: l’amore e la fedeltà a Don Bosco, la devozione a Maria Ausiliatrice e all’Eucarestia; la carità verso i poveri e bisognosi (1971); l’impegno sull’educazione dei giovani, sulla catechesi, sulle vocazioni; e la dimensione missionaria salesiana.
Ecco di seguito le strenne consegnate da Don Ricceri alla Famiglia Salesiana:
1966: “Nell’anno giubilare della nascita del nostro Padre, invito i membri della Famiglia Salesiana e a quanti sono legati ad essa ad offrirgli quale gradito omaggio un efficace interessamento alle direttive del Concilio Ecumenico. ln particolare, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, si impegnino a studiare e attuare generosamente il ‘Decreto sulla Vita Religiosa’; i Cooperatori e gli Exallievi il "Decreto sull’Apostolato dei laici", i giovani la ‘Costituzione liturgica’”;
1967: “Per un’azione più apostolicamente feconda e più rispettosa dei valori umani in seno alla comunità religiosa e sociale viviamo lo spirito e pratichiamo il metodo del ‘Dialogo’, voluto dal Concilio”;
1968 (Anno della Fede e Anno Centenario Mariano): “Accogliendo con filiale devozione l’esortazione del Sommo Pontefice per il centenario dei SS. Pietro e Paolo, invito tutta la famiglia salesiana a celebrare l’Anno della Fede con generoso e fervido proposito di approfondire il valore autentico della Fede; ravvivarne la coscienza e l’efficacia nella propria vita; renderle testimonianza nell’ora presente con coerenza cristiana. La Vergine Ausiliatrice, valido sostegno e difesa della Fede, nel Centenario della consacrazione della sua Basilica in Torino, ci conforti nel nostro impegno”;
1969: “ll Mistero Eucaristico impegna tutta la Comunità dei fedeli e reclama da ogni singolo fedele un ossequio personalissimo e vitale". Alla luce di queste parole di Paolo VI facciamo dell’Eucarestia e della nostra vita eucaristica: il Centro della Comunità educativa, l’anima della vita familiare, la fonte e il sostegno della nostra testimonianza e del nostro apostolato”;
1970: “La legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità (cf. GS lll, 3B). Ispirandoci a questa affermazione del Concilio e all’esempio vivo di Don Bosco riscopriamo il significato autentico della carità nel messaggio evangelico; verifichiamo l’efficacia della carità nella nostra vita personale, familiare e comunitaria; rinnoviamo il nostro impegno per il servizio di carità che dobbiamo alla Comunità ecclesiale e a tutti i nostri fratelli”;
1971: “Di fronte ai gravissimi problemi del sottosviluppo, tutti, quanti ci sentiamo in qualsiasi modo membri della Famiglia salesiana, impegniamoci coraggiosamente a vivere ed attuare il carisma tutto proprio di don Bosco per la promozione spirituale, culturale e materiale di quelli che egli chiamava ‘giovani poveri e abbandonati’. In particolare: - Confratelli, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori ed Exallievi prendano efficacemente coscienza, ognuno secondo la sua condizione, di questa vocazione essenziale al lo spirito salesiano. Secondo le situazioni e le esigenze dei singoli paesi e con senso sempre cristiano si promuovano attività concrete per la elevazione sociale e morale dei giovani. Si educhino soprattutto i giovani nelle nostre opere al senso vivo e aperto della socialità e si avviino ad iniziative pratiche di servizio verso gli altri”;
1972: “Per rendere attuale e valida tra gli uomini del nostro tempo, specialmente tra la gioventù, la missione di Don Bosco, nello spirito e secondo le direttive del Capitolo Generale Speciale, ogni membro della Famiglia Salesiana si impegni in un deciso rinnovamento personale della propria vita spirituale, fondamento indispensabile per rinnovare efficacemente la missione affidata dalla Provvidenza e dalla Chiesa alla Famiglia di Don Bosco”;
1973: “La Famiglia Salesiana ritrova la vitalità delle origini impegnandosi a vivere un intenso clima missionario”;
1974: “Fedeli agli insegnamenti e all’esempio di Don Bosco, tutti i membri della Famiglia Salesiana considerano doveroso coronamento della loro educazione educativa: - orientare e formare vocazioni apostoliche nella Chiesa; dedicarsi con particolare cura ai chiamati alla vita sacerdotale e consacrata; promuovere e incrementare le vocazioni salesiane, per adempiere il mandato di continuare nella Chiesa il carisma di Don Bosco”;
1975: “Nella luce del Centenario delle Missioni Salesiane la Famiglia di Don Bosco rispondendo con senso filiale all’invito del Papa per l’Anno Santo s’impegna a vivere con pienezza il 1975 come anno di conversione a Dio, riscoprendo i valori della vocazione cristiana e salesiana, riconciliazione con i fratelli in comunione di fede, d’amore, d’azione apostolica, evangelizzazione ispirandosi al ‘progetto missionario’ indicato dall’Ausiliatrice a Don Bosco”.
1976: “Nel 1976 la nostra Famiglia ricorderà il Centenario della nascita dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani, di cui Don Bosco pubblicava in quell’anno il Regolamento. Mentre ringraziamo il Signore per l’efficace collaborazione che in tanti modi i Cooperatori prestano da un secolo alla nostra Missione, invito i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, gli Exallievi e gli altri gruppi della Famiglia Salesiana, a rinnovare l’impegno di: conoscere, promuovere, animare, corresponsabilizzare i Cooperatori Salesiani, intuizione originale di Don Bosco, per chiamare i secolari a un impegno apostolico nella Chiesa”.
1977: “La Congregazione Salesiana celebra quest’anno il CG21 della sua storia, a un secolo esatto dal primo Capitolo indetto dallo stesso Don Bosco. In questa significativa circostanza i Salesiani sono invitati a verificare l’efficacia del ‘rinnovamento della Congregazione’ loro richiesto dal post-concilio alla luce della grande riflessione che la Chiesa sta compiendo sul fertile tema dell’Evangelizzazione. Ritengo quanto mai benefico estendere quest’anno a tutti i membri della Famiglia Salesiana l’invito a verificare il loro impegno di annunciare il Cristo e rendergli testimonianza con la vita. Singoli e gruppi della nostra Famiglia, cercheremo insieme di assolvere questo impegno, nella prospettiva più attuale che mai del progetto apostolico di Don Bosco”.